mai preso un dieci in vita mia... perseguitato dalla sfiga, sono sempre stato interrogato su quello che non avevo preparato...però ho fatto tante ricerche, alcune persino curiose, che oggi ho deciso di pubblicare

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martedì 20 dicembre 2011
IL CACCIATORE DI AQUILONI
Scritta in prima persona dal protagonista, è una storia di padri e figli, di amicizia e tradimento, di rimorso e redenzione, di fughe e ritorni, sullo sfondo di un Afghanistan schiacciato dalla morsa sovietica prima e dai talebani poi.
C’è stato un tempo in cui Kabul era una città in cui volavano gli aquiloni, che era lo sport nazionale talebano, e in cui i bambini davano loro la caccia.
Amir e Hassan trascorrevano lì la loro infanzia felice e formavano una coppia eccezionale nei tornei cittadini di combattimenti tra aquiloni. Amici, dunque, nonostante le grandi differenze sociali che li contraddistinguevano: l’uno pashtun, l’altro hazara; l’uno sunnita, l’altro sciita; l’uno padrone, l’altro servo. Amir, il ricco, era il pilota; Hassan, il servo, era il suo cacciatore.
Amir, figlio di un ricco uomo d’affari, viveva con il padre Baba in quella che era considerata da tutti la più bella casa del nuovo quartiere nella zona nord di Kabul. Anche Hassan viveva con il padre Ali, in una capanna di argilla, all’ombra del nespolo situato all’estremità meridionale del giardino della casa di Baba e Amir.
Durante il semestre Amir frequentava la scuola mentre Hassan gli preparava da mangiare e gli puliva la casa. Durante le vacanze i due ragazzi giocavano insieme. Amir leggeva ad Hassan, che non sapeva leggere, storie di eroi e di guerrieri. I ragazzi condividevano la loro comune passione per le gare di aquiloni. Hassan, col suo viso da bambola ed il labbro leporino, era il più forte cacciatore di aquiloni di Kabul: quando un filo veniva reciso in combattimento e l'aquilone vagava in cielo in preda al vento, lui sapeva sempre dove sarebbe andato a cadere, facendone una preda di guerra per Amir.
Proprio mentre Hassan sta cacciando un aquilone per il suo padrone, viene catturato da bulletti locali. Amir è testimone dello stupro fatto al ragazzo e non interviene per difenderlo, assiste alla scena silenzioso ed inerte. Da quel momento l’armonia fra i due amici si infrange. Hassan diventa apatico e taciturno.
Con la terribile bugia di un furto, Amir costringerà il padre Baba ad allontanare Hassan e suo padre Ali. Ma l'arrivo dei russi a Kabul porterà alla fuga in America di Amir e Baba.
Dopo venticinque anni in America, Amir ha realizzato il suo sogno - sempre guardato con scetticismo dal pragmatico e concreto Baba - di diventare scrittore, si è sposato, ha una buona vita nella sua casa di San Francisco.
Ma a sollevare le nebbie faticosamente accumulate su un passato scomodo ci pensa una telefonata dall'Afghanistan, che non gli lascia scelta: in barba alla viltà di cui si è accusato per tutta la vita parte alla volta di Kabul, alla ricerca di Sohrab, il figlio di Hassan reso orfano dalla crudeltà dei Talebani. Ma ad attenderlo a Kabul non ci sono solo i fantasmi del passato: quello che trent'anni prima era il suo paese ora è una landa desolata in cui vagano donne invisibili, dove i marciapiedi sono carichi di relitti umani ammassati gli uni sugli altri, dove avere un padre od un fratello maggiore è un lusso dopo gli stermini talebani, dove gli occhi della gente restano incollati al selciato per timore di incrociare fatalmente lo sguardo sbagliato, dove gli aquiloni non volano più...
viaggio che Amir intraprende verso la sua patria è prima di tutto un viaggio in se stesso, per confrontarsi e riscattarsi da quell’antica e dolorosa colpa.
Scopre che Assan era suo fratellastro, figlio di una bellisima donna di cui il padre Baba era stato amante.
Scopre anche che il piccolo Sohrab è diventato schiavo proprio del bullo che da ragazzo ha violentato Assan e che ora è un capo terrorista talebano.
Affrontando il pericoloso terrorista riuscirà a liberare il bambino, reso apatico e muto dalle terribili violenze subite, per portarselo in America ed adottarlo insieme alla moglie.
Lentamente Amir cercherà di costruire un rapporto con lui, di instaurare in lui la fiducia, ridandogli una vita. Sembra che non ci sia speranza fino al giorno in cui, in occasione dei festeggiamenti per l’anno nuovo afgano, gli aquiloni tornano a rivestire il cielo, degli Stati Uniti questa volta, della loro colorata melodia.
Il cuore di Amir palpita mentre nell’atto stesso di stringere di nuovo fra le mani un aquilone si riappropria del suo passato. E il piccolo Sohrab, accanto lui, si lascia incantare dalla magia multicolore del cielo, mentre una luce nuova attraversa i suoi occhi tristi. Il volo poetico degli aquiloni è un abbraccio alla vita: il cerchio del riscatto si realizza nella scintilla silenziosa che illumina gli occhi di Sohrab.
IL SENSO
Affrontando la lettura del romanzo Senso di Camillo Boito, non ho potuto fare a meno di pensare che, forse per fatalità, ci siamo imbattuti in letture che ci hanno costretti a riflettere sulla natura dell’amore.
Questo sentimento che, da sublime e divino, come quello descritto da Dante e dai poeti dello Stilnovo, può trasformarsi in qualcosa di vile, cinico e sotto certi aspetti, volgare, come quello descritto da Boito e da Tarchetti.
Il percorso di riflessione sull’amore e sui suoi molteplici volti ed aspetti, potrebbe partire da Platone e dalla delicatezza di un amore inteso per l’anima dell’altro, non necessariamente tra uomo e donna, ma assai più spesso tra amici, come se il sesso potesse in qualche modo interferire con la sincerità di questo sentimento.
Eppure Platone afferma che la bellezza fisica facilita l’amore, nel senso che l’amore per la bellezza di un corpo non è che un passaggio per cogliere la bellezza dell’anima.
La mentalità di quei tempi vedeva la donna inferiore all’uomo come capacità intellettuale. Era come affermare che l’anima di una donna fosse meno profonda di quella di un uomo. L’amore sublime, quello per l’anima, veniva dunque veicolato verso l’uomo, mentre alla donna veniva riservato tutt’altro tipo di amore, che non si poteva neppure chiamare così, essendo solo attrazione carnale.
Seguendo i personaggi femminili nella letteratura delle varie epoche, possiamo percorrere anche il viaggio dell’amore e delle sue aspettative e prerogative, che vanno di pari passo con il concetto che l’uomo ha della donna.
Nel medioevo, la donna dei romanzi cavallereschi è coinvolta in amori pieni di passione. Ma se analizziamo meglio questo sentimento, anche se esso può essere violento e fortissimo, scopriamo che non è ancora l’amore per l’anima dell’altro.
Solo con i letterati dello Stilnovo si raggiunge la maturità dell’amore, nel senso che la donna finalmente acquista lo stesso valore dell’uomo sul piano spirituale.
Viene da pensare che tutto ciò avviene negli stessi secoli bui in cui si bruciavano le streghe sul rogo, ragione per cui la mentalità che giudicava l’universo femminile non era poi così aperta come si potrebbe pensare leggendo una poesia di Cavalcanti o un’opera di Dante.
L’amore ha ispirato la letteratura d’ogni tempo, che l’ha descritto, sublimato, forse in certi casi anche storpiato.
Eppure sin dai personaggi delle commedie di Terenzio, assistiamo sempre più ad uno studio psicologico del comportamento dei personaggi di fronte all’amore. Dapprima vengono analizzati comportamenti considerati normali nell’innamoramento. Via, via però le trame si complicano, i personaggi si arricchiscono di sfumature.
Ed ecco che l’amore potrebbe anche essere la maschera sotto cui si nascondono interessi poco nobili, addirittura economici e di potere; oppure il mezzo per soddisfare la propria vanità o il proprio egoismo.
Drammatica la definizione dell’amore in una frase tratta dalla Fosca di Tarchetti, secondo cui l’amore sarebbe la fusione e la conciliazione di due egoismi che si soddisfano a vicenda.
Peggio ancora la protagonista di Senso, spregevole, priva di scrupoli, di compassione, di moralità, incapace di provare amore se non per se stessa. Vile al punto da provocare la morte di chi non la considera oggetto di desiderio.
Se il dolore di Dante per l’amore perduto di Beatrice mi può commuovere, se le vicende adulterine di Lancillotto e Ginevra mi possono intrigare, le storie inquietanti di Fosca e di Livia, mi fanno sentire a disagio: questi volti inconsueti dell’amore mi hanno agitato quanto un brutto sogno, un incubo da cui cerco presto di svegliarmi.
Vicino al mio letto tengo un libro, “Tre metri sopra il cielo”. E’ autografato dall’autore,
Federico Moccia, che mi ha scritto anche una piccola dedica: a Matteo, per una storia ancora più bella.
E’ a questo tipo d’amore che voglio ispirarmi nella mia vita, è una storia d’amore ancora più bella che desidero per me. Potrà far soffrire, sospirare, addirittura morire, ma sarà l’amore per l’anima.
Questo sentimento che, da sublime e divino, come quello descritto da Dante e dai poeti dello Stilnovo, può trasformarsi in qualcosa di vile, cinico e sotto certi aspetti, volgare, come quello descritto da Boito e da Tarchetti.
Il percorso di riflessione sull’amore e sui suoi molteplici volti ed aspetti, potrebbe partire da Platone e dalla delicatezza di un amore inteso per l’anima dell’altro, non necessariamente tra uomo e donna, ma assai più spesso tra amici, come se il sesso potesse in qualche modo interferire con la sincerità di questo sentimento.
Eppure Platone afferma che la bellezza fisica facilita l’amore, nel senso che l’amore per la bellezza di un corpo non è che un passaggio per cogliere la bellezza dell’anima.
La mentalità di quei tempi vedeva la donna inferiore all’uomo come capacità intellettuale. Era come affermare che l’anima di una donna fosse meno profonda di quella di un uomo. L’amore sublime, quello per l’anima, veniva dunque veicolato verso l’uomo, mentre alla donna veniva riservato tutt’altro tipo di amore, che non si poteva neppure chiamare così, essendo solo attrazione carnale.
Seguendo i personaggi femminili nella letteratura delle varie epoche, possiamo percorrere anche il viaggio dell’amore e delle sue aspettative e prerogative, che vanno di pari passo con il concetto che l’uomo ha della donna.
Nel medioevo, la donna dei romanzi cavallereschi è coinvolta in amori pieni di passione. Ma se analizziamo meglio questo sentimento, anche se esso può essere violento e fortissimo, scopriamo che non è ancora l’amore per l’anima dell’altro.
Solo con i letterati dello Stilnovo si raggiunge la maturità dell’amore, nel senso che la donna finalmente acquista lo stesso valore dell’uomo sul piano spirituale.
Viene da pensare che tutto ciò avviene negli stessi secoli bui in cui si bruciavano le streghe sul rogo, ragione per cui la mentalità che giudicava l’universo femminile non era poi così aperta come si potrebbe pensare leggendo una poesia di Cavalcanti o un’opera di Dante.
L’amore ha ispirato la letteratura d’ogni tempo, che l’ha descritto, sublimato, forse in certi casi anche storpiato.
Eppure sin dai personaggi delle commedie di Terenzio, assistiamo sempre più ad uno studio psicologico del comportamento dei personaggi di fronte all’amore. Dapprima vengono analizzati comportamenti considerati normali nell’innamoramento. Via, via però le trame si complicano, i personaggi si arricchiscono di sfumature.
Ed ecco che l’amore potrebbe anche essere la maschera sotto cui si nascondono interessi poco nobili, addirittura economici e di potere; oppure il mezzo per soddisfare la propria vanità o il proprio egoismo.
Drammatica la definizione dell’amore in una frase tratta dalla Fosca di Tarchetti, secondo cui l’amore sarebbe la fusione e la conciliazione di due egoismi che si soddisfano a vicenda.
Peggio ancora la protagonista di Senso, spregevole, priva di scrupoli, di compassione, di moralità, incapace di provare amore se non per se stessa. Vile al punto da provocare la morte di chi non la considera oggetto di desiderio.
Se il dolore di Dante per l’amore perduto di Beatrice mi può commuovere, se le vicende adulterine di Lancillotto e Ginevra mi possono intrigare, le storie inquietanti di Fosca e di Livia, mi fanno sentire a disagio: questi volti inconsueti dell’amore mi hanno agitato quanto un brutto sogno, un incubo da cui cerco presto di svegliarmi.
Vicino al mio letto tengo un libro, “Tre metri sopra il cielo”. E’ autografato dall’autore,
Federico Moccia, che mi ha scritto anche una piccola dedica: a Matteo, per una storia ancora più bella.
E’ a questo tipo d’amore che voglio ispirarmi nella mia vita, è una storia d’amore ancora più bella che desidero per me. Potrà far soffrire, sospirare, addirittura morire, ma sarà l’amore per l’anima.
UNA BARCA NEL BOSCO
Una barca nel bosco – Paola Mastrocola
La lettura di questo romanzo coinvolge poco alla volta, strada facendo. E’ la storia del figlio di un pescatore, che essendo dotato di inconsueta intelligenza, dalla sua isola del sud si trasferisce a Torino per studiare.
All’inizio, ho avvertito il protagonista distante anni luce dal mio modo di vedere le cose, dal mio comportamento.
Gaspare è un “secchione”. Un ragazzo che per passatempo traduce le poesie di Orazio.
Lo si prende un po’ in antipatia, ci sentiamo “dall’altra parte” della classe, cioè dalla parte dei ragazzi “normali” che prendono brutti voti e che pensano a divertirsi normalmente: play station, discoteca, motorino.
La cosa curiosa è che invece, leggendo la vicenda, ti accorgi che per un motivo o per l’altro, siamo tutti un po’ dei “Gaspare” della situazione. Specialmente quando cerchiamo di uniformarci con delle regole del branco che non si capisce bene come nascano: mi riferisco alle mode, abbigliamento, pettinatura, stile di comportamento.
Anch’io non capisco chi decida cosa è “normale”. Sta di fatto che chi non riesce a conformarsi, invece di essere incoraggiato nelle sue inclinazioni e venire accettato con le sue diversità, viene spinto nella direzione opposta, verso l’appiattimento. Gaspare in realtà ha gli stessi bisogni di qualsiasi adolescente: le amicizie, il dialogo, l’amore e si trova a disagio nella sua scuola, dove le amicizie si stringono in base ai vestiti, dove i contenuti sono sacrificati per il metodo, dove non si punta a far emergere i meritevoli ma a portare tutti sullo stesso livello, dove ci si vergogna della voglia di imparare.
Gaspare prova a comprare i vestiti giusti, a passare i compiti, a non prendere sempre dieci di latino; ci prova a diventare come gli altri perché ha paura di restare solo.
Anche gli altri in realtà sono soli, perché un’amicizia basata su una cintura non si può considerare un vero rapporto umano. Tuttavia questo rapporto umano lo trova con Furio, un ragazzo creativo e strano. Un’amicizia vera, basata sul dialogo, nella quale si accettano le diversità e si condividono delusioni e sogni.
La scrittrice percorre la vita di Gaspare dalla sua adolescenza fino all’età adulta, addentrandosi in quei problemi, a volte grotteschi, che incontra. Dapprima insegnanti frustrati che non sanno riconoscere il valore delle persone, poi docenti universitari bizzarri ed incompetenti. Infine un mondo del lavoro fatto di favoritismi, in barba al talento.
Questo libro fa riflettere sulla società malata, sembra che al mondo non piaccia il merito. Chi è bravo si trova solo e chi ha talento viene scartato.
L’importante è essere fortunati e furbi, appartenere a un clan, avere amici importanti. E chi è bravo e basta? Chi è figlio di pescatore non può aspirare a migliorare il suo status? Si è già incasellati in una categoria sociale e nulla può cambiare le cose?
Chi è figlio di un avvocato, automaticamente diventa avvocato. Non importa se al liceo era il peggiore della classe! La scrittrice parla di un pantografo gigante che disegna il nostro destino.
Gaspare è dunque l'eroe negativo, simbolo di tutti coloro che non ce l'hanno fatta e sono rimasti indietro, schiacciati dall'onda dell'indifferenza, che stritola sogni e desideri.
Infatti il protagonista non diventa un latinista come sperava, bensì un semplice barista, assecondando però la sua grande passione per le piante e trasformando la sua casa in una foresta di arbusti ad alto fusto, che crescono attraversando i pavimenti.
Una morale dolce-amara per il finale. Dopo tante promesse, nonostante tutto il suo talento Gaspare non diventa ricco ed importante. Creativo, si. L’unica vittoriosa in questa vicenda è la creatività, intesa come la capacità di adattarsi nonostante tutto.
UN INFINITO NUMERO
Un infinito numero – Sebastiano Vassalli
Il romanzo “Un infinito numero” racconta la storia di Timodemo fin da quando era bambino e venne venduto dalla madre (che essendo una prostituta, doveva racimolare un po’ di soldi per vivere), ad una scuola di schiavi, dove studiò e lavorò per molti anni finchè venne rivenduto ad un mercante di schiavi.
Era un ragazzo di cui non si poteva dire altro che fedele; non viene descritto molto come aspetto fisico ma per quanto riguarda il carattere vengono messi in risalto tutti i migliori requisiti E’ un giovane che fa trasparire tutte le sue sensazioni nel testo, come l’apprezzamento per il suo padrone.
Raggiunti i suoi diciotto anni (almeno questa era l'età che supponeva di avere), fu comperato al mercato di schiavi più grande al mondo: Napoli. L’uomo che comprò Timodemo era il più grande poeta di quel tempo, conosciuto anche nella nostra epoca: Virgilio. Egli sarà il personaggio più presente nella storia per l’ammirazione che lo scrittore ha nei suoi confronti Il suo carattere traspare attraverso le sue azioni, infatti non viene esplicitamente descritto. Il lato che più si nota di Virgilio è la sua bontà nei confronti di Timodemo: il poeta lo comprò per usarlo come scrivano. Il giovane Timodemo, però, si appassionò alla lettura dei libri che trovava nella biblioteca di Virgilio, suscitando l’ammirazione di quest’ultimo . Quando terminò di leggerli tutti, chiese il permesso al suo padrone di poter andare alla biblioteca pubblica per poter trovare altri libri . Il famoso scrittore, commosso, gli concesse la libertà affinché potesse recarsi in biblioteca; infatti, in quell’epoca ad uno schiavo non era concessa la vita pubblica.
Il terzo personaggio che li accompagnerà è Mecenate, un uomo molto potente, la cui fama a Roma è enorme. Egli ha un ruolo secondario nella storia, nonostante la sua potenza. È anche vero, però, che senza la sua presenza sarebbero mancati molti personaggi di fondo: come i suoi due servi che aveva liberato, la sua amante, oppure nel tempio di Velthune la sacerdotessa, che, per la sua bellezza, si impossesserà del cuore di Mecenate.
La storia è raccontata in prima persona da Timodemo, allo scrittore che lo incontra alla Malpensa e lo intervista per sapere la vita di lui e di Virgilio. Il protagonista narra a Vassalli le sue vicende insieme al suo padrone per trovare la verità riguardo alle origini di Roma. Infatti, Virgilio era stato incaricato dall’imperatore di scrivere un poema che trattasse la storia della nascita della città.
Il loro cammino li condurrà fino Etruria dove vivranno avventure sbalorditive.
Quella che più mi ha impressionato è avvenuta nel tempio di Mantus, dove i protagonisti, vittime di un incantesimo, hanno vissuto le vite di molte persone, raccontano ciò che accadde quando un popolo barbaro invase quelle terre sterminando tutti gli abitanti del posto tranne le donne, con cui diedero vita a un nuovo popolo.
I tre protagonisti parlano di queste vite in prima persona come se fossero stati catapultati nel passato, in realtà sono solamente stati addormentati e la loro mente fa loro pensare a ciò che può essere accaduto; si vedono dunque calati all’interno di corpi diversi e rivivono la storia vedendola da angolazioni diverse..
Alla fine del loro viaggio tornano a Roma dove non molto tempo dopo Virgilio muore e Timodemo sposa una donna che non ama neanche e il cui figlio non voleva neppure vederlo.
La storia si conclude con l’immagine dello scrittore che torna nel posto in cui era stato tanto tempo prima con il suo padrone e Mecenate.
Sebastiano Vassalli si è servito della riflessione per intercalarsi nella parte di protagonista della storia.
Il testo mi è piaciuto per la capacità dello scrittore di rendere sua una vita che non ha mai vissuto, per la ricostruzione di un luogo di un’epoca che non ha mai visto.
La lettura, però, mi è risultata piuttosto pesante per tutti i dialoghi che possono originare una certa confusione, specialmente nella parte del racconto che narra le esperienze vissute durante l’incantesimo.
Il testo è stato creato per raccontare una parte di storia, l’origine del popolo etrusco, che ancora oggi non è stata del tutto chiarita dagli storici.
Il romanzo “Un infinito numero” racconta la storia di Timodemo fin da quando era bambino e venne venduto dalla madre (che essendo una prostituta, doveva racimolare un po’ di soldi per vivere), ad una scuola di schiavi, dove studiò e lavorò per molti anni finchè venne rivenduto ad un mercante di schiavi.
Era un ragazzo di cui non si poteva dire altro che fedele; non viene descritto molto come aspetto fisico ma per quanto riguarda il carattere vengono messi in risalto tutti i migliori requisiti E’ un giovane che fa trasparire tutte le sue sensazioni nel testo, come l’apprezzamento per il suo padrone.
Raggiunti i suoi diciotto anni (almeno questa era l'età che supponeva di avere), fu comperato al mercato di schiavi più grande al mondo: Napoli. L’uomo che comprò Timodemo era il più grande poeta di quel tempo, conosciuto anche nella nostra epoca: Virgilio. Egli sarà il personaggio più presente nella storia per l’ammirazione che lo scrittore ha nei suoi confronti Il suo carattere traspare attraverso le sue azioni, infatti non viene esplicitamente descritto. Il lato che più si nota di Virgilio è la sua bontà nei confronti di Timodemo: il poeta lo comprò per usarlo come scrivano. Il giovane Timodemo, però, si appassionò alla lettura dei libri che trovava nella biblioteca di Virgilio, suscitando l’ammirazione di quest’ultimo . Quando terminò di leggerli tutti, chiese il permesso al suo padrone di poter andare alla biblioteca pubblica per poter trovare altri libri . Il famoso scrittore, commosso, gli concesse la libertà affinché potesse recarsi in biblioteca; infatti, in quell’epoca ad uno schiavo non era concessa la vita pubblica.
Il terzo personaggio che li accompagnerà è Mecenate, un uomo molto potente, la cui fama a Roma è enorme. Egli ha un ruolo secondario nella storia, nonostante la sua potenza. È anche vero, però, che senza la sua presenza sarebbero mancati molti personaggi di fondo: come i suoi due servi che aveva liberato, la sua amante, oppure nel tempio di Velthune la sacerdotessa, che, per la sua bellezza, si impossesserà del cuore di Mecenate.
La storia è raccontata in prima persona da Timodemo, allo scrittore che lo incontra alla Malpensa e lo intervista per sapere la vita di lui e di Virgilio. Il protagonista narra a Vassalli le sue vicende insieme al suo padrone per trovare la verità riguardo alle origini di Roma. Infatti, Virgilio era stato incaricato dall’imperatore di scrivere un poema che trattasse la storia della nascita della città.
Il loro cammino li condurrà fino Etruria dove vivranno avventure sbalorditive.
Quella che più mi ha impressionato è avvenuta nel tempio di Mantus, dove i protagonisti, vittime di un incantesimo, hanno vissuto le vite di molte persone, raccontano ciò che accadde quando un popolo barbaro invase quelle terre sterminando tutti gli abitanti del posto tranne le donne, con cui diedero vita a un nuovo popolo.
I tre protagonisti parlano di queste vite in prima persona come se fossero stati catapultati nel passato, in realtà sono solamente stati addormentati e la loro mente fa loro pensare a ciò che può essere accaduto; si vedono dunque calati all’interno di corpi diversi e rivivono la storia vedendola da angolazioni diverse..
Alla fine del loro viaggio tornano a Roma dove non molto tempo dopo Virgilio muore e Timodemo sposa una donna che non ama neanche e il cui figlio non voleva neppure vederlo.
La storia si conclude con l’immagine dello scrittore che torna nel posto in cui era stato tanto tempo prima con il suo padrone e Mecenate.
Sebastiano Vassalli si è servito della riflessione per intercalarsi nella parte di protagonista della storia.
Il testo mi è piaciuto per la capacità dello scrittore di rendere sua una vita che non ha mai vissuto, per la ricostruzione di un luogo di un’epoca che non ha mai visto.
La lettura, però, mi è risultata piuttosto pesante per tutti i dialoghi che possono originare una certa confusione, specialmente nella parte del racconto che narra le esperienze vissute durante l’incantesimo.
Il testo è stato creato per raccontare una parte di storia, l’origine del popolo etrusco, che ancora oggi non è stata del tutto chiarita dagli storici.
L'ESTATE DEI BISBIGLI
Il testo “L’estate di bisbigli” è la storia di un gruppo di ragazzi liceali che sono stufi del loro paese perché lo ritengono monotono. Un fatto, però, li farà riaffezionare a questo paesino: il fatto è la presenza di una ragazza francese, che abita in una grande villa, ai piedi di una collina; si dice nel paese che quella villa sia maledetta, poiché anni prima il padre della ragazza si butto dal terrazzo e morì schiantandosi sulle rocce nel torrente che passava in parte all’abitazione.
Il personaggio che più vediamo in risalto nella storia è Dario, un ragazzo anarchico che è all’ultimo anno del suo liceo. Lui era figlio di un delinquente, che morì in prigione, per questo veniva tenuto lontano dai compaesani, gli unici suoi amici erano i ragazzi che stavano con lui nel corso della storia; Dario, però, pensava che lo facessero solo per la sua reputazione, per scatenare le critiche di quelli che li vedevano insieme.
L’elemento che collega tutti è la francese, che nonostante sia arrivata molto dopo l’inizio della storia tiene vicini i protagonisti infatti, per un breve periodo non si fa più vedere e il gruppo rischiava di disgregarsi. Lei si chiama Tessa, e viene descritta nei minimi particolari degli atteggiamenti in un modo che quasi la vedi sporgersi sul terrazzo della Villa Maledetta.
Un altro personaggio importante è Elena, la ragazza che piace a Dario, ma che è innamorata di un altro loro amico. E’ figlia di un orefice e quindi ha molti soldi; nel racconto è una ragazza molto a modo a cui non piacciono gli scherzi o le storie di paura.
L’ultimo personaggio importante è Giuliano, il ragazzo che ha rubato l’amore di Elena a Dario, l’unico problema è che questo ultimo personaggio si è invaghito di Tessa; l’amore in questa storia non è ricambiato dall’amato. Giuliano è il figlio di un colonnello ormai fuori servizio.
La storia gira intorno a questi personaggi, anche se sono presenti altri due ragazzi nel gruppo: Ettore, un poeta incompreso e Nino, che suona la chitarra.
Insieme passano delle giornate felici, nei bar a bere bibite fresche durante lunghe conversazioni.
All’interno del gruppo, però, segretamente inizia a crearsi rancore: per esempio Elena inizia ad essere gelosa di Tessa e inizia a cambiare modi di fare e di vestire per farsi notare dal suo amato; Dario diventa geloso di Giuliano, ma a quest’odio sordo nessuno fa caso perché tutti sono impegnati ad adulare Tessa.
Il rancore che Dario prova nei confronti del figlio del colonnello cresce fino a quando esplode e nasce uno scontro, in seguito al quale Giuliano non uscirà di casa per un bel pezzo, per non farsi vedere gonfio di lividi.
Anche il rancore che Elena provava per Tessa esplode, solo in un modo più violento, infatti porta con una pistola alla riunione del gruppo che avviene sul terrazzo della Villa Maledetta. Fortunatamente Dario se ne accorge in tempo e spinge la francese lontano dalla traiettoria della pallottola, mentre Giuliano si avvicina alla figlia dell’orefice e la conforta. Intanto il proprietario della casa e il suo medico avendo udito lo sparo accorrono, ma i membri del gruppo difendendosi reciprocamente dicono che stavano giocando agli indiani.
Il testo mi è molto piaciuto per gli argomenti, per la somiglianza alla realtà dei personaggi e dei fatti.
Brunella Gasperini utilizza uno stile suo per la storia, riesce ad unire la narrazione alla descrizione rendendo il testo molto più appassionante.
Il luogo principale della vicenda è Foscano un paesino lontano da tutto, tanto che i protagonisti per andare a scuola devono raggiungere il lago in treno e poi da li affittano una barca per raggiungere la scuola.
Il narratore è esterno, ma racconta la storia come se stesse seguendo i personaggi ovunque vadano.
I ragazzi della storia utilizzano una parlata giovanile e realistica.
Il testo è stato pensato per emozionar i ragazzi che vivono una situazione d’amore non reciproco come quella in questo libro.
OSCAR E LA DAMA IN ROSA
Il libro di Eric Emmanuel Schmitt ha come protagonista Oscar, un ragazzo che è ricoverato in un ospedale a causa della leucemia. L’intervento di traianto del midollo osseo è andato male e Oscar sa che non gli rimane molto tempo da vivere. Di questo argomento non può parlare con nessuno perché tutti gli adulti sembrano non sentirlo quando si tratta di spiegare la sua malattia. Solo una signora sembra non temere il dialogo con il ragazzo riguardo alla malattia che lo ha colpito; questa è la “nonna rosa”, che fa visita tutti i giorni ad Oscar, a cui racconta strane storie della sua giovinezza, di quando era una lottatrice professionista. Queste storie piacciono molto al protagonista e lo legano affettivamente alla sua amica in rosa.
Nonna rosa, per non far perdere le speranze al ragazzo, gli propone un gioco: ogni giorno passano 10 anni e lui deve scrivere tutti i giorni delle lettere a Dio per raccontargli le sue giornate.
Oscar, quindi, inizia a contare le ore che passano per vedere quanti “anni” sono trascorsi e inizia a raccontare la sua vita: tutto ciò che accade di particolare.
Nella storia compare Peggy Blue, una giovane paziente che alloggia nella stanza accanto a quella di Oscar; lei ha un problema ai polmoni, che hanno un basso apporto di ossigeno, quindi la sua pelle ha un colore bluastro, che a parere del protagonista le dona.
Quando, secondo le regole imposte dal gioco, raggiungerà l’ età adulta chiederà a Peggy, la ragazza blu, di sposarlo; lei accetta e quella notte dormono insieme nello stesso letto, creando un certo scalpore tra le infermiere il giorno dopo.
La nonna in rosa è una volontaria che ha scelto di trascorrere delle ore in ospedale per fare compagni ai malati che altrimenti sarebbero soli.
La vicenda si svolge sotto le feste di Natale e Oscar, non volendo rimanere con i genitori con cui è in conflitto, decide di nascondersi nella macchina di Nonna rosa e di seguirla fino a casa. I suoi genitori, avvisati dall’anziana, li raggiungono per trascorrere un bel Natale insieme.
La storia si conclude con un finale che fa un po’ contrarre lo stomaco: l’ultima lettera è la signora in rosa a scriverla e dice che Oscar è morto e che sul suo comodino aveva lasciato scritto su un foglietto, su cui diceva “solo Dio ha il diritto di svegliarmi”.
Il testo mi è molto piaciuto per il metodo di raccontare sfruttato da Schmitt, la lettera.
L’autore vuole indurre le persone a pensare a ciò che è la malattia: ci dice che è un fatto che non sempre può essere curata completamente e che una parte sempre la porterai dentro; ci dice che le persone muoiono e non c’è nessuna cura che possa salvare le persone dal ciclo della vita, che condurrà presto o tardi alla morte.
Oscar è un personaggio a cui sono riuscito ad affezionarmi in poche pagine: probabilmente mi sono sentito legato a lui per via della sua malattia.
Io conoscevo già la leucemia, che compromette l’attività dei vasi sanguigni; tuttavia mi ha colpito come se fosse la prima volta che ne sento parlare.
Questo è un genere di libro che mi ha incantato perché non l’ho letto partendo dal presupposto che il protagonista fosse un ragazzo ormai spacciato, ma lo ho visto come una persona normalissima. Tutti abbiamo problemi di vario genere ma cerchiamo di nasconderli, mentre per persone come Oscar sarebbe inutile cercare di occultare.
Trovo che il libro sia scritto molto bene e Schmitt, lo scrittore, riesce ad eccellere facendo parlare tutti i personaggi in un modo così realistico , sembra quasi che lui sia li, in quella stanza, dove registra i dialoghi e riprende con la telecamera le situazioni e la sera a casa li riscriva sul suo computer. Gli eventi della storia sono presentati con un ordine cronologico, anche se nelle sue lettere Oscar fa dei riferimenti a momenti passati. La narrazione scelta da Schmitt è verosimile, infatti, la storia da lui redatta può succedere tutti i giorni a molte persone. Il narratore è lo stesso protagonista che racconta la sua vita nell’ospedale con il metodo della lettera.
Il pensiero dello scrittore è espresso tramite i pensieri dei personaggi principali, in particolar modo dalle riflessioni di Oscar, che usa un linguaggio comune come la signora in rosa, a differenza delle infermiere e del dottore, che utilizzano una parlata più formale.
LA DONNA ABITATA
La donna abitata di Gioconda Belli inizia con parole così toccanti da sembrare una poesia.
…all'albeggiare emersi…mi sono ritrovata sola per secoli in una dimora di terra e radici…
… vidi le radici, le mani tese che mi chiamavano…
…penetrai l’albero e lo percorsi come una lunga carezza di linfa e di vita…
A subire l’incredibile metamorfosi da donna ad albero, è una guerriera atzteca, morta in battaglia e sepolta nella sua terra; dopo secoli, viene richiamata alla vita come linfa di un arancio, che improvvisamente fiorisce di zagare profumate nel giardino di una giovane donna spensierata.
La trama del romanzo viene interrotta dalle riflessioni di questa “donna-albero”, che prende coscienza della sua nuova vita. Attraverso parole piene di sentimento e poesia conosciamo il suo stupore, le sue sensazioni dentro la corteccia.
Mi ha colpito, per citare un esempio, la descrizione della sensazione di stabilità ed equilibrio che prova la “donna-albero” a stare con le radici affondate nel terreno, a confronto con l’antico ricordo dei piedi. Oppure quando scopre di possedere il dono dell’ubiquità perché avverte di essere sia nella linfa che scorre nell’albero sia nel succo dei frutti.
Il romanzo racconta in parallelo la storia di Itzà, che vive ai tempi dei conquistadores spagnoli e di Lavinia, che vive la realtà della dittatura militare in Nicaragua degli anni ’70.
Ad un certo punto le due storie si fondono in una sola, perché Itzà entra come linfa nel corpo di Lavinia e la influenza con la sua saggezza, la trasforma in una guerriera, mitiga le sue paure, la induce a combattere a fianco dell’uomo che ama, ripercorrendo le sue stesse tappe verso la libertà, contro la dittatura del Grande Generale, in nome dell’eterno ideale della giustizia.
"questa era la dittatura: la paura; non sapere niente era la cosa migliore, la cosa più sicura".
Spesso l’autrice paragona i guerriglieri agli alberi: saldi come alberi, dice, persino il loro sguardo è sereno come quello di un albero e notiamo per la prima volta che veramente gli alberi ricordano delle persone quiete e sagge.
In questo romanzo si racconta anche la miseria, la lotta per la libertà di un popolo, quello centro americano, che dai tempi della conquista spagnola è sempre stato condannato alla schiavitù.
Una storia nella storia è quella del figlio adolescente del Generale Vela: questo ragazzo non condivide le idee violente del padre.
Ama gli uccelli e sogna di volare. Tutta la famiglia cerca di incanalare questa predisposizione, sperando possa diventare pilota d’aereo.
Ciò mi ricorda il comportamento dei familiari di Gertrude che fin da piccola cercavano di suggestionarla per farle accettare la scelta monacale che lei detestava.
" crescere nella vita significa superare i propri limiti: verificare capacità che uno riteneva di non possedere"
Colpisce la profezia che Itzà pronuncia pensando a Lavinia:
“non se ne andrà dalla terra come i fiori appassiti, senza lasciare traccia”
Infatti la protagonista si comporta in modo eroico nel finale del libro ma il suo sacrificio non sarà inutile.
Bellissima è la poesia che chiude il libro: è un invito a guardarci intorno con più attenzione, a sentirci parte di un tutto che merita rispetto e amore, perché fra la vita umana, quella di un colibrì, o di un albero di arancio, non c'è alcuna differenza. Anche noi, morendo, potremmo rivivere in un’altra creatura perché la vita non finisce ma si trasforma.
“La vita trova il modo di rinnovarsi”
“chi ama non muore mai”
Parole chiave
Amore
Saggezza
Storia
Paura
Dittatura
Morte
Trasformazione
…all'albeggiare emersi…mi sono ritrovata sola per secoli in una dimora di terra e radici…
… vidi le radici, le mani tese che mi chiamavano…
…penetrai l’albero e lo percorsi come una lunga carezza di linfa e di vita…
A subire l’incredibile metamorfosi da donna ad albero, è una guerriera atzteca, morta in battaglia e sepolta nella sua terra; dopo secoli, viene richiamata alla vita come linfa di un arancio, che improvvisamente fiorisce di zagare profumate nel giardino di una giovane donna spensierata.
La trama del romanzo viene interrotta dalle riflessioni di questa “donna-albero”, che prende coscienza della sua nuova vita. Attraverso parole piene di sentimento e poesia conosciamo il suo stupore, le sue sensazioni dentro la corteccia.
Mi ha colpito, per citare un esempio, la descrizione della sensazione di stabilità ed equilibrio che prova la “donna-albero” a stare con le radici affondate nel terreno, a confronto con l’antico ricordo dei piedi. Oppure quando scopre di possedere il dono dell’ubiquità perché avverte di essere sia nella linfa che scorre nell’albero sia nel succo dei frutti.
Il romanzo racconta in parallelo la storia di Itzà, che vive ai tempi dei conquistadores spagnoli e di Lavinia, che vive la realtà della dittatura militare in Nicaragua degli anni ’70.
Ad un certo punto le due storie si fondono in una sola, perché Itzà entra come linfa nel corpo di Lavinia e la influenza con la sua saggezza, la trasforma in una guerriera, mitiga le sue paure, la induce a combattere a fianco dell’uomo che ama, ripercorrendo le sue stesse tappe verso la libertà, contro la dittatura del Grande Generale, in nome dell’eterno ideale della giustizia.
"questa era la dittatura: la paura; non sapere niente era la cosa migliore, la cosa più sicura".
Spesso l’autrice paragona i guerriglieri agli alberi: saldi come alberi, dice, persino il loro sguardo è sereno come quello di un albero e notiamo per la prima volta che veramente gli alberi ricordano delle persone quiete e sagge.
In questo romanzo si racconta anche la miseria, la lotta per la libertà di un popolo, quello centro americano, che dai tempi della conquista spagnola è sempre stato condannato alla schiavitù.
Una storia nella storia è quella del figlio adolescente del Generale Vela: questo ragazzo non condivide le idee violente del padre.
Ama gli uccelli e sogna di volare. Tutta la famiglia cerca di incanalare questa predisposizione, sperando possa diventare pilota d’aereo.
Ciò mi ricorda il comportamento dei familiari di Gertrude che fin da piccola cercavano di suggestionarla per farle accettare la scelta monacale che lei detestava.
" crescere nella vita significa superare i propri limiti: verificare capacità che uno riteneva di non possedere"
Colpisce la profezia che Itzà pronuncia pensando a Lavinia:
“non se ne andrà dalla terra come i fiori appassiti, senza lasciare traccia”
Infatti la protagonista si comporta in modo eroico nel finale del libro ma il suo sacrificio non sarà inutile.
Bellissima è la poesia che chiude il libro: è un invito a guardarci intorno con più attenzione, a sentirci parte di un tutto che merita rispetto e amore, perché fra la vita umana, quella di un colibrì, o di un albero di arancio, non c'è alcuna differenza. Anche noi, morendo, potremmo rivivere in un’altra creatura perché la vita non finisce ma si trasforma.
“La vita trova il modo di rinnovarsi”
“chi ama non muore mai”
Parole chiave
Amore
Saggezza
Storia
Paura
Dittatura
Morte
Trasformazione
IL BAMBINO DI NOE'
Il bambino di Noè Eric Emmanuel Schmitt
Dove e quando::
il romanzo è ambientato in Belgio a Bruxelles durante la guerra mondiale quando Hitler sterminava gli ebrei nei campi di concentramento
Protagonista principale
Joseph, un bambino ebreo di 8 anni che i genitori abbandonano in un orfanotrofio per salvarlo dalla persecuzione
La storia
La mamma di Joseph, bella e dolce, sente un gruppo di nazisti sul tram dire che si farà una retata per portare via tutti gli ebrei del quartiere
Il papà di Joseph, che fa il sarto, decide di fuggire, lasciando il bimbo a una famiglia di nobili cristiani loro conoscenti ed amici, i conti Sully.
La polizia nazista però ha dei sospetti ed i conti Sully sono costretti ad affidare Joseph a padre Pons, un prete cattolico che ha fondato un orfanotrofio dove nasconde i piccoli ebrei.
Prima di venire accettato alla Villa Gialla, il nome dell’orfanotrofio, Joseph viene dotato di documenti falsi grazie alla signorina Marcelle, la farmacista del paese, tanto brutta quanto furba .
Alla Villa Gialla Joseph diventa grande amico di Rudy, un ragazzo di 16 anni alto e strano, che non studia e continua a comportarsi male.
I ragazzini scoprono che padre Pons nella cripta segreta di una cappella sconsacrata, colleziona libri, dischi, oggetti appartenenti alla religione ebraica, pur essendo un cristiano.
Da questo fatto prende titolo il libro.
Noè, quando capì che la vita sarebbe scomparsa sotto alle acque del diluvio, si mise a “collezionare” animali e piante per salvaguardarne la specie.
Allo stesso modo padre Pons ogni volta che comprende che qualche cosa si sta estinguendo, inizia una collezione. Scopriamo che lo aveva già fatto con gli oggetti delle tribù africane del Congo i cui usi e costumi si erano praticamente estinti.
Ogni tanto la polizia nazista, la Gestapo, fa controlli tra gli orfanelli, senza mai riuscire ad arrestare qualcuno.
Quando gli alleati sbarcano in Normandia e tutto sembra finito, la signorina Marcelle, presa dall’entusiasmo, suona in chiesa l’inno nazionale, così venne arrestata, torturata e deportata. Purtroppo in casa sua trovano le copie dei documenti falsi dei bambini che vengono immediatamente arrestati.
Padre Pons, con uno stratagemma, riesce a ritardare da deportazione al mattino successivo e nottetempo si nasconde con i piccoli ebrei nella cripta segreta.
In un momento di sconforto, rinchiuso nella cripta, Joseph esprime a padre Pons il suo profondo affetto con queste parole:
“Preferirei morire con lei perché preferisco lei. Preferirei morire con lei perché non voglio piangerla e ancora meno vorrei che lei mi piangesse. Preferirei morire con lei perché in questo modo sarebbe l’ultima persona che vedo al mondo. Preferisco morire con lei perché so che senza di lei il cielo non mi piacerà più, anzi mi darà l’angoscia.”
Alla fine i partigiani li liberano. La guerra è finita e Joseph ritrova i genitori. Rudy invece ritrova solo sua madre (padre e fratelli sono morti nelle camere a gas).
Scopriamo che Joseph ormai è grande mentre racconta questa storia (ha 50 anni) ed è rimasto amico di Rudy che ha una fattoria in Palestina. E scopriamo che Padre Pons ha fatto tante altre raccolte nel frattempo: quella degli zingari, perseguitati da Hitler contemporaneamente agli ebrei, quella dei poeti dissidenti sovietici, perseguitati da Stalin, quella dei monaci buddisti del Tibet, perseguitati dai cinesi, quella degli indiani d’america, perseguitati dagli europei… e alla sua morte lascia questa abitudine in eredità a Joseph.
Nelle ultime battute del romanzo Joseph e Rudy assistono a Gerusalemme ad un pestaggio tra giovani palestinesi ed israeliani. Cadono alcuni oggetti in terra, una kippà e una kefiah (credo siano indumenti tipici) . Joseph li raccoglie e li mette in tasca per iniziare una nuova collezione .
Dove e quando::
il romanzo è ambientato in Belgio a Bruxelles durante la guerra mondiale quando Hitler sterminava gli ebrei nei campi di concentramento
Protagonista principale
Joseph, un bambino ebreo di 8 anni che i genitori abbandonano in un orfanotrofio per salvarlo dalla persecuzione
La storia
La mamma di Joseph, bella e dolce, sente un gruppo di nazisti sul tram dire che si farà una retata per portare via tutti gli ebrei del quartiere
Il papà di Joseph, che fa il sarto, decide di fuggire, lasciando il bimbo a una famiglia di nobili cristiani loro conoscenti ed amici, i conti Sully.
La polizia nazista però ha dei sospetti ed i conti Sully sono costretti ad affidare Joseph a padre Pons, un prete cattolico che ha fondato un orfanotrofio dove nasconde i piccoli ebrei.
Prima di venire accettato alla Villa Gialla, il nome dell’orfanotrofio, Joseph viene dotato di documenti falsi grazie alla signorina Marcelle, la farmacista del paese, tanto brutta quanto furba .
Alla Villa Gialla Joseph diventa grande amico di Rudy, un ragazzo di 16 anni alto e strano, che non studia e continua a comportarsi male.
I ragazzini scoprono che padre Pons nella cripta segreta di una cappella sconsacrata, colleziona libri, dischi, oggetti appartenenti alla religione ebraica, pur essendo un cristiano.
Da questo fatto prende titolo il libro.
Noè, quando capì che la vita sarebbe scomparsa sotto alle acque del diluvio, si mise a “collezionare” animali e piante per salvaguardarne la specie.
Allo stesso modo padre Pons ogni volta che comprende che qualche cosa si sta estinguendo, inizia una collezione. Scopriamo che lo aveva già fatto con gli oggetti delle tribù africane del Congo i cui usi e costumi si erano praticamente estinti.
Ogni tanto la polizia nazista, la Gestapo, fa controlli tra gli orfanelli, senza mai riuscire ad arrestare qualcuno.
Quando gli alleati sbarcano in Normandia e tutto sembra finito, la signorina Marcelle, presa dall’entusiasmo, suona in chiesa l’inno nazionale, così venne arrestata, torturata e deportata. Purtroppo in casa sua trovano le copie dei documenti falsi dei bambini che vengono immediatamente arrestati.
Padre Pons, con uno stratagemma, riesce a ritardare da deportazione al mattino successivo e nottetempo si nasconde con i piccoli ebrei nella cripta segreta.
In un momento di sconforto, rinchiuso nella cripta, Joseph esprime a padre Pons il suo profondo affetto con queste parole:
“Preferirei morire con lei perché preferisco lei. Preferirei morire con lei perché non voglio piangerla e ancora meno vorrei che lei mi piangesse. Preferirei morire con lei perché in questo modo sarebbe l’ultima persona che vedo al mondo. Preferisco morire con lei perché so che senza di lei il cielo non mi piacerà più, anzi mi darà l’angoscia.”
Alla fine i partigiani li liberano. La guerra è finita e Joseph ritrova i genitori. Rudy invece ritrova solo sua madre (padre e fratelli sono morti nelle camere a gas).
Scopriamo che Joseph ormai è grande mentre racconta questa storia (ha 50 anni) ed è rimasto amico di Rudy che ha una fattoria in Palestina. E scopriamo che Padre Pons ha fatto tante altre raccolte nel frattempo: quella degli zingari, perseguitati da Hitler contemporaneamente agli ebrei, quella dei poeti dissidenti sovietici, perseguitati da Stalin, quella dei monaci buddisti del Tibet, perseguitati dai cinesi, quella degli indiani d’america, perseguitati dagli europei… e alla sua morte lascia questa abitudine in eredità a Joseph.
Nelle ultime battute del romanzo Joseph e Rudy assistono a Gerusalemme ad un pestaggio tra giovani palestinesi ed israeliani. Cadono alcuni oggetti in terra, una kippà e una kefiah (credo siano indumenti tipici) . Joseph li raccoglie e li mette in tasca per iniziare una nuova collezione .
I PRINCIPIANTI
Le storie di Marco Lodoli che compongono il libro “I Principianti”, hanno in comune un filo conduttore: l’anarchia.
Il concetto di anarchia non mi è mai stato molto chiaro.
Sul dizionario viene spiegato come una situazione di disordine conseguente alla mancanza o all’insufficienza dei poteri governativi, oppure una dottrina politica che ha per scopo l’abolizione di ogni potere costituito al fine di consentire alle energie individuali di espandersi liberamente.
Io invece penso che sia un modo di ragionare delle persone che vogliono appartenere ad un gruppo,di cui, probabilmente, non conoscono neanche l’origine; infatti, io ho degli amici che sono anarchici, ma non hanno un comportamento così distaccato come quello dei protagonisti delle storie del libro.
La prima storia è il racconto di un uomo che si può definire uno squilibrato per il suo modo di fare; infatti, con il suo furgoncino, con cui porta i giornali a tutte le edicole, investe gli animali che incontra per la strada, con i pacchi dei giornali da fuoco alla foresta. Arriva anche al punto di non ricordarsi di avere ucciso una persona.
E’ un racconto drammatico il cui protagonista, Cesare, ha divorziato dalla moglie ed ha iniziato ad allenarsi per una corsa su strada. Il testo è stato scritto tutto a flash-back, nei quali il protagonista ricorda le giornate dei mesi precedenti.
Cesare ci viene presentato fin dalle primissime pagine in compagnia di una capra di nome Betta; inizialmente non si capisce chi sia la sua compagna, non viene per niente descritta e si pensa ad una ragazza; poi, però, la signora che raccoglieva le iscrizioni per la gara, cui voleva partecipare il protagonista, chiede all’organizzatore se era possibile per il regolamento far partecipare una capra, chiarendo ogni dubbio.
Durante la gara Cesare ricorda momenti del passato, come per esempio il giorno in cui la moglie si è stufata di lui e ha deciso di separarsi, con il fatto che ciò ha comportato anche la perdita del figlio. Grazie a degli accordi però poteva incontrarlo una volta a settimana. In una di queste giornate il protagonista porta il bambino allo zoo ed entrati in una sala coperta dove erano esposti animali imbalsamati incontrano un personaggio, Germano, il custode, che dà a Cesare un biglietto su cui ha scritto un breve testo.
Un secondo incontro, che viene ricordato durante la gara, è quello con Cleopatra, una prostituta che gli diventerà amica. Alla fine sembra che l’abbia addirittura uccisa, anche se lui non se ne ricorda.
Questa prima storia si conclude con l’immagine della capra che si allontana con le sue simili dopo aver confortato Cesare, che non concluderà la gara, ma rimarrà in una notte di pioggia con la faccia nel fango di un campo a rimpiangere tutta la sua vita.
La seconda storia racconta le avventure di tre uomini anarchici.
Il primo è un professore d’italiano e si chiama Ruggero. Il suo non è un vero lavoro che porta vantaggi a qualcuno perchè non fa altro che stare seduto dietro la cattedra a scrivere voti, per la maggior parte falsi, in parte ai nomi degli alunni. D'altronde la scuola in cui “insegna” è privata.
Il secondo personaggio è Rocco il bidello dello stesso istituto in cui lavora Ruggero.
L’ultimo personaggio è uno studente “fuoricorso” che si chiama Mariano; egli ha una sorella, Sara, di cui sia Ruggero che Rocco s’innamorano e che pare sia in giro per il mondo.
Creano il loro primo progetto insieme sotto le feste natalizie: rubare tutte le statuette di Gesù Bambino dai presepi di tutte le chiese per liberarli dal destino della morte in croce. L’ultimo da rubare si trovava in Piazza San Pietro, in Vaticano. Il problema che riscontrano nel realizzare quest’operazione sta nella grande folla che colma ogni angolo della piazza, in aggiunta alle guardie svizzere che non avrebbero esitato ad arrestarli, se necessario.
Il secondo progetto che cercano di realizzzare è di allestire il “circo invalido”, per cui cercano di reclutare molte persone handicappate. Una di queste è Ferruccio un signore che porta degli occhiali spessissimi; egli fa il meccanico ed ha un cane a cui manca una zampa; quello che riesce ad intrattenere meglio il pubblico è invece lo zio Gualtiero, che avendo perso un braccio ha sviluppato la capacità di fare fiocchi perfetti, annodando la cravatta con una mano sola. Un vero fiasco invece è Piero, un handicappato che non riesce nella sua specialità perchè si agita troppo: l’accensione del fiammifero sul proprio corpo. Il personaggio che ha più successo è comunque Mario, un ubriacone che ha la rara, ma non invidiata capacita di fischiare con gli occhi.
Ruggero alla fine dello spettacolo vorrebbe tenere un discorso molto profondo sulle differenze degli uomini e delle loro diverse capacità, ma bloccato dalla vergogna ringrazia il pubblico per la partecipazione e li saluta velocemente, rendendosi conto che anche il secondo progetto è sfumato.
L’ultima avventura anarchica che tentano è quella di far sfumare gli esami di maturità di Mariano che non avendo mai studiato teme il peggio: tutti insieme vogliono fare saltare in aria l’ingresso principale della scuola per far rimandare il compito.
All’ultimo momento però capiscono che il loro gesto sarebbe inutile: l’esame verrebbe solamente rimandato.
Verso le ultime pagine si scopre una realtà sconvolgente. Mariano porta i suoi due amici sotto ad un ponte e racconta finalmente ciò che accadde un anno prima alla sorella. Lui e sua sorella Sara stavano tornando a casa dopo una giornata trascorsa a festeggiare l’esame di maturità, quando Mariano, distratto mentre pensava all’addio che avrebbe dovuto darle il giorno successivo, accelerò urtando la ragazza che procedeva in motorino davanti alla sua automobile; la caduta la uccise e Mariano la seppellì sotto a quel ponte.
Rocco e Ruggero rimasero increduli, probabilmente dicendosi che era sicuramente uno scherzo, ma comprendendo dall’espressione vuota dello “studente fuori corso” che era tutto vero.
I due testi non mi hanno entusiasmato per la tematica, non è il genere di libro che riesco ad apprezzare non mi è piaciuto il profilo comportamentale dei personaggi, sono troppo fuori dal normale, non sanno amare ciò che hanno intorno; quello che più mi ha dato fastidio è stato Cesare quando uccideva gli animali. Non condivido questo comportamento
Per me la tematica che voleva esporci lo scrittore è espressa meglio nell’esempio che fa di se stesso all’inizio del libro quando dice che lui si sente nuovo nel campo della scrittura ogni volta che inizia un nuovo romanzo.
Il testo è stato redatto in forma di narrazione, infatti, i luoghi in cui sono ambientate le storie non sono descritti.
I protagonisti di questi racconti sono ignoranti. Non sanno come esprimere i loro ideali e ricorrono all’unico mezzo a loro disposizione: la violenza.
Io credo che l’autore abbia scritto questo libro per indurre alla riflessione su ciò che le azioni commesse dai personaggi delle vicende comportano, per non farci ripetere gli stessi stupidi errori.
In un altro romanzo che ci è stato proposto c’è la figura di un ragazzo che ha altrettanto principi anarchici, ma a differenza dei personaggi di questo libro ha scelto un metodo più efficace per trasmettere il suo messaggio: la cultura.
Il concetto di anarchia non mi è mai stato molto chiaro.
Sul dizionario viene spiegato come una situazione di disordine conseguente alla mancanza o all’insufficienza dei poteri governativi, oppure una dottrina politica che ha per scopo l’abolizione di ogni potere costituito al fine di consentire alle energie individuali di espandersi liberamente.
Io invece penso che sia un modo di ragionare delle persone che vogliono appartenere ad un gruppo,di cui, probabilmente, non conoscono neanche l’origine; infatti, io ho degli amici che sono anarchici, ma non hanno un comportamento così distaccato come quello dei protagonisti delle storie del libro.
La prima storia è il racconto di un uomo che si può definire uno squilibrato per il suo modo di fare; infatti, con il suo furgoncino, con cui porta i giornali a tutte le edicole, investe gli animali che incontra per la strada, con i pacchi dei giornali da fuoco alla foresta. Arriva anche al punto di non ricordarsi di avere ucciso una persona.
E’ un racconto drammatico il cui protagonista, Cesare, ha divorziato dalla moglie ed ha iniziato ad allenarsi per una corsa su strada. Il testo è stato scritto tutto a flash-back, nei quali il protagonista ricorda le giornate dei mesi precedenti.
Cesare ci viene presentato fin dalle primissime pagine in compagnia di una capra di nome Betta; inizialmente non si capisce chi sia la sua compagna, non viene per niente descritta e si pensa ad una ragazza; poi, però, la signora che raccoglieva le iscrizioni per la gara, cui voleva partecipare il protagonista, chiede all’organizzatore se era possibile per il regolamento far partecipare una capra, chiarendo ogni dubbio.
Durante la gara Cesare ricorda momenti del passato, come per esempio il giorno in cui la moglie si è stufata di lui e ha deciso di separarsi, con il fatto che ciò ha comportato anche la perdita del figlio. Grazie a degli accordi però poteva incontrarlo una volta a settimana. In una di queste giornate il protagonista porta il bambino allo zoo ed entrati in una sala coperta dove erano esposti animali imbalsamati incontrano un personaggio, Germano, il custode, che dà a Cesare un biglietto su cui ha scritto un breve testo.
Un secondo incontro, che viene ricordato durante la gara, è quello con Cleopatra, una prostituta che gli diventerà amica. Alla fine sembra che l’abbia addirittura uccisa, anche se lui non se ne ricorda.
Questa prima storia si conclude con l’immagine della capra che si allontana con le sue simili dopo aver confortato Cesare, che non concluderà la gara, ma rimarrà in una notte di pioggia con la faccia nel fango di un campo a rimpiangere tutta la sua vita.
La seconda storia racconta le avventure di tre uomini anarchici.
Il primo è un professore d’italiano e si chiama Ruggero. Il suo non è un vero lavoro che porta vantaggi a qualcuno perchè non fa altro che stare seduto dietro la cattedra a scrivere voti, per la maggior parte falsi, in parte ai nomi degli alunni. D'altronde la scuola in cui “insegna” è privata.
Il secondo personaggio è Rocco il bidello dello stesso istituto in cui lavora Ruggero.
L’ultimo personaggio è uno studente “fuoricorso” che si chiama Mariano; egli ha una sorella, Sara, di cui sia Ruggero che Rocco s’innamorano e che pare sia in giro per il mondo.
Creano il loro primo progetto insieme sotto le feste natalizie: rubare tutte le statuette di Gesù Bambino dai presepi di tutte le chiese per liberarli dal destino della morte in croce. L’ultimo da rubare si trovava in Piazza San Pietro, in Vaticano. Il problema che riscontrano nel realizzare quest’operazione sta nella grande folla che colma ogni angolo della piazza, in aggiunta alle guardie svizzere che non avrebbero esitato ad arrestarli, se necessario.
Il secondo progetto che cercano di realizzzare è di allestire il “circo invalido”, per cui cercano di reclutare molte persone handicappate. Una di queste è Ferruccio un signore che porta degli occhiali spessissimi; egli fa il meccanico ed ha un cane a cui manca una zampa; quello che riesce ad intrattenere meglio il pubblico è invece lo zio Gualtiero, che avendo perso un braccio ha sviluppato la capacità di fare fiocchi perfetti, annodando la cravatta con una mano sola. Un vero fiasco invece è Piero, un handicappato che non riesce nella sua specialità perchè si agita troppo: l’accensione del fiammifero sul proprio corpo. Il personaggio che ha più successo è comunque Mario, un ubriacone che ha la rara, ma non invidiata capacita di fischiare con gli occhi.
Ruggero alla fine dello spettacolo vorrebbe tenere un discorso molto profondo sulle differenze degli uomini e delle loro diverse capacità, ma bloccato dalla vergogna ringrazia il pubblico per la partecipazione e li saluta velocemente, rendendosi conto che anche il secondo progetto è sfumato.
L’ultima avventura anarchica che tentano è quella di far sfumare gli esami di maturità di Mariano che non avendo mai studiato teme il peggio: tutti insieme vogliono fare saltare in aria l’ingresso principale della scuola per far rimandare il compito.
All’ultimo momento però capiscono che il loro gesto sarebbe inutile: l’esame verrebbe solamente rimandato.
Verso le ultime pagine si scopre una realtà sconvolgente. Mariano porta i suoi due amici sotto ad un ponte e racconta finalmente ciò che accadde un anno prima alla sorella. Lui e sua sorella Sara stavano tornando a casa dopo una giornata trascorsa a festeggiare l’esame di maturità, quando Mariano, distratto mentre pensava all’addio che avrebbe dovuto darle il giorno successivo, accelerò urtando la ragazza che procedeva in motorino davanti alla sua automobile; la caduta la uccise e Mariano la seppellì sotto a quel ponte.
Rocco e Ruggero rimasero increduli, probabilmente dicendosi che era sicuramente uno scherzo, ma comprendendo dall’espressione vuota dello “studente fuori corso” che era tutto vero.
I due testi non mi hanno entusiasmato per la tematica, non è il genere di libro che riesco ad apprezzare non mi è piaciuto il profilo comportamentale dei personaggi, sono troppo fuori dal normale, non sanno amare ciò che hanno intorno; quello che più mi ha dato fastidio è stato Cesare quando uccideva gli animali. Non condivido questo comportamento
Per me la tematica che voleva esporci lo scrittore è espressa meglio nell’esempio che fa di se stesso all’inizio del libro quando dice che lui si sente nuovo nel campo della scrittura ogni volta che inizia un nuovo romanzo.
Il testo è stato redatto in forma di narrazione, infatti, i luoghi in cui sono ambientate le storie non sono descritti.
I protagonisti di questi racconti sono ignoranti. Non sanno come esprimere i loro ideali e ricorrono all’unico mezzo a loro disposizione: la violenza.
Io credo che l’autore abbia scritto questo libro per indurre alla riflessione su ciò che le azioni commesse dai personaggi delle vicende comportano, per non farci ripetere gli stessi stupidi errori.
In un altro romanzo che ci è stato proposto c’è la figura di un ragazzo che ha altrettanto principi anarchici, ma a differenza dei personaggi di questo libro ha scelto un metodo più efficace per trasmettere il suo messaggio: la cultura.
A PIEDI NUDI A CUORE APERTO
A piedi nudi, a cuore aperto – Paola Zannoner
La protagonista di questo romanzo, che racconta la vicenda in prima persona come se fosse un diario, si chiama Rachele e si innamora di un compagno di liceo. Lui è uno skater di nazionalità araba, di nome Taisir.
Rachele resta affascinata durante un intervento del ragazzo a una conferenza sulla Shoah: egli parla con una voce forte, sicura, piena di calore.
Curiosamente, per colpa del nome tipico ebraico e di un orecchino a forma di stella di Davide, Taisir crede che Rachele sia ebrea e che lo stia spiando.
Coraggiosamente la ragazza cerca di incontrarlo, di parlargli; per questo lo insegue fino al quartiere arabo, per scoprire quante più cose possibile sul suo conto.
Con furbesca bravura riesce persino a fare amicizia con una ragazza egiziana, Fatema, dalla quale può imparare ogni cosa sulle usanze arabe.
In questo modo fa conoscenza di un mondo nuovo che lei conosceva per sentito dire o addirittura attraverso i pregiudizi comuni.
E’ il caso del tema del velo islamico che, a differenza di quanto crediamo noi occidentali, per la donna araba non viene vissuto come un obbligo bensì come un onore, una libera scelta religiosa.
Scopriamo che tutti gli extracomunitari sono costantemente vigilati dalla Polizia perché ritenuti potenzialmente pericolosi.
Nella vicenda sentimentale si intreccia la normale vita familiare di Rachele che spesso litiga con una madre soffocante ed ansiosa. Le riflessioni che seguono i momenti di rabbia della ragazza, denotano sia pentimento per i propri modi bruschi, sia comprensione per l’atteggiamento protettivo dei genitori, per la cui storia personale, forse, non ha mai mostrato interesse.
Durante la lettura incontriamo tre tematiche molto importanti: l’integrazione degli extracomunitari, i conflitti generazionali ed i sentimenti fra adolescenti.
Rachele e Taisir riescono a superare le barriere ed amarsi. Il libro finisce in modo allegro, con una lezione di skateboard.
Le intenzioni della scrittrice sono chiare: educare i giovani occidentali, cioè noi, ad accettare gli extracomunitari; inoltre invita gli adolescenti a osservare i propri genitori cercando di scoprire i loro sogni, i loro sentimenti, le loro delusioni.
Il libro mi è molto piaciuto perché è una storia i cui personaggi non sono della stessa nazionalità come in altri romanzi di questo genere; non vivono le stesse situazioni, vivono in mondi diversi. Insieme iniziano un percorso di acculturazione vicendevole.
Inoltre la scrittrice è riuscita a descrivere emozioni adolescenziali, per lei ormai passate, con una sensibilità con cui neanche un ragazzo può descrivere un sentimento semplice come l’amore.
INTERVISTA COL VAMPIRO
Personaggi principali
LUIS
Louis è l'unico vampiro che ancora provi sentimenti . Solo il suo corpo è di vampiro: il suo cuore è ancora umano pieno di passione e d’amore.
LESTAT
Imprevedibile e capriccioso, è alla continua ricerca di un compagno cui condividere la vita eterna. Lestat al contrario di molti suoi simili sembra soffrire molto la solitudine ma benché di gusti raffinati non disdegna di uccidere anche per soddisfare il proprio divertimento. Lestat sa essere crudele con chi gli sta vicino ma anche generoso e darà a chiunque giudichi interessante la scelta che a lui non fu data...
CLAUDIA
Resa vampira in età troppo tenera Claudia soffre della situazione che gli impedisce di crescere e sviluppa un odio feroce verso Lestat. Innamorata perdutamente di Luis passerà tutta la sua vita con lui prima di venire brutalmente uccisa dai vampiri di Parigi.
Personaggi secondari
Giornalista – giovane senza nome
Paul –fratello minore di Louis che muore
Sorella di Louis – che si sposa e va a vivere altrove
Madre di Louis – che muore
Padre di Lestat – vecchio e cieco – Lestat lo tratta male. Sul punto di morte Louis, preso da compassione si fa credere Lestat e gli dice parole di conforto.
Babette Frenière – ragazza della famiglia proprietaria della piantagione vicina a quella di Louis, di cui quest’ultimo è innamorato
Giovane Frenière – è il fratello di Babette di cui non conosciamo il nome
Il musicista – un amante di Lestat che aiuta quest’ultimo ad aggredire Claudia e Louis.
Morgan e Emily – due sfortunati turisti inglesi che trovano la morte a Varna in Transilvania
Armand – capo dei vampiri di Parigi
Santiago - è il braccio destro di Armand sanguinario e arrogante
Madeleine – la vampira che promette di prendersi cura di Claudia. Ha perso la sua bambina e fabbrica bambole che le assomigliano.
TRAMA
Un giovane giornalista ai giorni nostri viene contattato da uno strano tipo che gli chiede di intervistarlo. Scopre che si tratta di Louis, un bellisimo vampiro di 300 anni dall’aspetto giovanile ed attraente. All’incredulo e spaventato giovanotto armato di registratore, Louis racconta la sua fantastica storia.
La famiglia di Louis è francese e si trasferisce in Louisiana. Lo stato assegna loro una piantagione di indaco e una bella dimora a Poit Du lac.
Il fratello minore, Paul ha continui sogni profetici ed è ossessionato dalla visione religiosa di santi e angeli. Litiga con Louis quando lo invita a vendere la piantagione per devolvere ai poveri il ricavato. Dopo la lite cade e muore. Louis viene creduto responsabile della sua morte. Lui stesso si sente responsabile anche se si è tratato di un incidente.
La disperazione lo porta a frequentare locali malfamati in città. Qui viene morso dal vampiro Lestat che in realtà si sente solo e sceglie Louis come amico. Inoltre ha bisogno della sicurezza economica che Louis gli può dare.. in cambio della vita eterna.
Così Lestat si trasferisce nella casa di Louis insieme con il vecchio padre cieco, che tratta male poiché causa dei suoi affanni: quand’era bambino Lestat avrebbe voluto studiare ma il padre glielo ha impedito.
La madre e la sorella di Louis, la servitù creola, all’inizio non si insospettiscono per la presenza del nuovo intrigante amico di Louis e del suo disgraziato padre. Il business funziona così: Lestat uccide e ruba i soldi alle vittime. Louis investe i soldi. Agiscono di notte perché di giorno devono dormire nelle loro bare.
La madre di Louis muore e la sorella si sposa e se ne va a vivere con un marito stupido che non s’accorge delle stranezze che succedono in quella casa,.
Le cose si complicano quando Lestat mette gli occhi sul giovane Frenière, il proprietario della piantagione vicina. Louis è segretamente innamorato di sua sorella Babette e per il suo bene non vuole che Lestat ne uccida il fratello.
Incurante dei sentimenti di Louis Lestat uccide barbaramente il giovane.
La situazione precipita: i servi creoli capiscono che i due sono vampiri e complottano per ucciderli. Lestat e Louis sono costretti ad eliminare il vecchio padre cieco di Lestat, a incendiare la villa e a fuggire. La prima notte si rifugiano in casa di Babette. Lei intuisce che in loro c’è il male ma avverte anche il sentimento che Louis.prova per lei. Lestat però non resiste e la morde. Babette sopravvive ma non sarà più la stessa.
Dopo quella notte i due vampiri prendono un lussuoso appartamento in città. Lestat cerca invano di far superare al discepolo l'innata repulsione per l'omicidio: infatti Louis si ciba di sangue di ratti e altri animali. Il loro rapporto si sta sgretolando, Louis se ne vuole andare anche se Lestat gli vuol far credere che ci sono ancora molte cose da imparare.
Una notte Louis incontra Claudia: è una bimba che piange aggrappata al corpo della madre morta di peste ormai da molti giorni. Sopraffatto da un desiderio intenso la prende e la morde. Poi scappa lasciandola morta in terra.
Ma l’episodio non è sfuggito a Lestat che lo stava spiando: la raccoglie e la porta nel loro appartamento. Egli ha capito che se vuol trattenere accanto a sé Louis deve aggiungere Claudia nel loro rapporto come se fosse loro figlia.
Così Lestat “dona” a Claudia la vita eterna e la rende vampira.
Louis la educa alla sensibilità e all’amore. Lestat la vizia e le insegna ad uccidere.
Claudia è innamorata di Louis, dorme nella sua stessa bara, ma è compagna di assassini di Lestat.
Il tempo passa ma Claudia resta bambina, nella mente cresce e diventa adulta ma il suo corpo non cambia mai.
Quando scopre che è stato Lestat a renderla vampira pur sapendo che lei non sarebbe mai cresciuta, inizia ad odiarlo.
Lestat la prende in giro cinicamente e ultimamente tratta male anche Louis anche perché Lestat ha un nuovo amico, un giovane musicista.
Così Claudia escogita un piano per liberarsi di Lestat : gli fa bere il sangue di un bimbo morto, poi, aiutata da un riluttante Louis, getta il suo corpo agonizzante nella palude.
Stanno per fuggire quando Claudia scopre di essere inseguita da un musicista che è stato l’amante di Lestat. Questo significa una cosa sola: che Lestat è ancora vivo e che ha reso vampiro l’amico per farsi aiutare nella sua vendetta.
Infatti i due vampiri aggrediscono Claudia e Louis nella loro casa. Tra fiumi di sangue e fuoco riescono a fuggire.
Louis e Claudia salgono su una nave e salpano per l’Europa, dove si mettono alla ricerca di altri vampiri, di cui Claudia ha letto le leggende sui libri.
In Transilvania a Varna incontrano in una locanda il povero Morgan. Sua moglie Emily è stata uccisa da un vampiro e i paesani del luogo vogliono piantarle un paletto nel cuore e decapitarla per evitare che si trasformi nottetempo in un vampiro.
Morgan stesso ha assistito a una terrificante cerimonia presso il cimitero di Varna .
Claudia e Louis vanno alla ricerca del vampiro di Varna e lo trovano: vecchio, brutto, storpio. Un cadavere vampiro.
Comprendono di essersi imbattuti in altro genere di creatura, ben diversa dalla loro realtà di giovani immortali.
Delusi partono per Parigi.
Conducono una vita agiata in uno splendido albergo, tra lusso e bellezza. Finchè s’imbattono nei vampiri del Teatro dei Vampiri.
Armand è il loro capo carismatico aiutato da Santiago. I vampiri vivono nei sotterranei di un teatro dove si celebrano riti vampirici camuffati da commedia.
Armand s’innamora di Louis e desidera eliminare Claudia.
Santiago odia entrambi perché sa che hanno ucciso Lestat e per i vampiri di Parigi uccidere un proprio simile è peccato gravissimo.
Armand porta Louis sulla torre di un castello, i cui abitanti lo credono un fantasma. Nella torre tiene i suoi libri e le sue cose. Anche Loui si rende conto di amare Armand.
Quando torna in albergo trova Claudia con una donna, Madeleine. Claudia vorrebbe renderla immortale così da avere un’amica che la protegga. Louis è perplesso ma si rende conto che ciò gli consentirebbe di lasciare Claudia e di andare a vivere con Armand.
Così acconsente al desiderio della bimba e rende Madeleine una vampira .
Improvvisamente i vampiri irrompono nella loro camera, li rapiscono e li conducono al teatro. Chiudono Louis in una bara sigillata e lo immurano. Lasciano Claudia e Madeleine rinchiuse in un cortiletto ad attendere che il sole le carbonizzi.
Louis viene liberato da Armand troppo tardi per salvare le due donne. Si vendica la notte successiva bruciando e distruggendo la congrega.
Lui ed Armand fuggono da Parigi e viaggiano insieme. Grecia, Egitto, New York. Infine Louis sente il desiderio di tornare con Armand a New Orleans.
Dopo qualche tempo incontra un giovane vampiro. Lo segue perché comprende che non lo può condurre che da Lestat: e così è. Ritrova Lestat, stanco, logoro ma felice di rivederlo.
Quando racconta ad Armand di aver rivisto Lestat, questi pensa che sia giunto il momento di raccontare la verità e confida a Louis di essere stato il mandante dell’assassinio di Claudia.
Entrambi comprendono che i loro cammini si stanno dividendo e si lasciano.
La storia di Louis termina qui.
Il giovane giornalista supplica Louis di dargli la vita eterna, perché dopo quella storia non potrebbe sopportare un’esistenza normale.
Louis esita ma poi lo accontenta, lo morde e lo lascia incosciente nella stanza.
La mattina al risveglio il giovane giornalista va a cercare sul nastro registrato il pezzo dove Louis racconta di dove ha ritrovato Lestat…sale in auto e va a cercarlo per fargli completare la propria vampirizzazione. Infatti ha ben capito che per diventare vampiro ci vogliono due morsi.
Commento
Quando si parla di vampiri è facile cadere nella banalità.
Siamo abituali a vampiri brutti, orrendi. I vampiri di Anne Rice sono giovani e bellissimi, non temono la luce né i crocefissi.
La scrittrice ce li presenta pieni d’amore, sensualità, desideri.
I vampiri s’innamorano anche di bambini o di persone del loro stesso sesso perché non hanno più istinti sessuali come gli umani ma solo attrazione verso una persona particolare che li affascina, per il profumo o per l’aspetto.
Pieno di una filosofia che mi ha fatto soffermare e riflettere, questo libro genera una passione tale che terminata la lettura rimane solo un grande vuoto. Alla fine il lettore condividerà il sentimento del giovane intervistatore: diventerà quasi invidioso della loro vita .
IL LIBRO DI ZAFFIRO
Il libro di zaffiro – Gilbert Sinoué
I protagonisti di questa storia sono personaggi di fantasia, che si avventurano alla ricerca di un cosiddetto “Libro di Zaffiro” e che durante la loro ricerca, incontrano persone e luoghi realmente esistiti.
La trama racconta di un rabbino, di nome Ezra, che riceve una misteriosa lettera da un suo amico, che gliela lascia in eredità dopo essere stato accusato dall’inquisizione e quindi messo al rogo.
L’inquisizione era un’ istituzione religiosa cristiana, realmente esistita, che voleva convertire gli infedeli al cattolicesimo, la “vera religione”: se un convertito praticava ancora attività impostegli dalla precedente religione, veniva accusato ed ucciso a scopo intimidatorio.
Ezra è un uomo molto vecchio, che deve affrontare anche problemi di salute, come l’artrite. E’ il personaggio che sarà più presente nella storia; è infatti molto sapiente e senza il suo aiuto, come quello degli altri componenti, il gruppo non sarebbe riuscito ad arrivare al loro traguardo: trovare il Libro di Zaffiro. Questi altro non è che una tavoletta di zaffiro posseduta da una forza divina; i protagonisti e gli antagonisti della vicenda la cercano per interrogarla su quale che sia la “vera religione” tra le tante esistenti.
Un altro personaggio di grande importanza è lo sceicco Sarrag, che con la sua conoscenza dei testi sacri arabi dà un gran contributo alla risoluzione degli indovinelli che condurranno alla destinazione finale.
Tra Erza e Sarrag ci sarà un continuo litigio per via della differenza di religione. Sicuramente essi sono i personaggi più vivaci del libro:infatti, sono loro due che s'insultano per tutto il viaggio con verità religiose che fanno sorridere per come le dicono.
Il terzo personaggio è Vargas, che è un frate molto giovane, ma molto sveglio e di grande aiuto per la missione. Inizialmente verrà un po’ sottovalutato per la sua giovinezza dagli altri due membri del gruppo, ma in seguito si ricrederanno e ritireranno i loro pregiudizi.
Questi tre personaggi hanno un amico in comune: Baruel, l’ideatore di tutti gli indovinelli che i protagonisti dovranno risolvere strada facendo.
L’ultima persona ad aggiungersi al gruppo è Manuela, una ragazza di buona famiglia, che conosce la regina di Spagna.
Manuela è stata mandata in missione dall’inquisitore generale che è venuto a conoscenza del piano dei tre e lo vuole stroncare, per mettere a tacere una possibile verità che metterebbe la fede cristiana in una situazione imbarazzante.
Sono presenti molti altri personaggi veramente esistiti, come l’inquisitore Torquemada, il più grande antagonista della storia, oppure il più conosciuto Cristoforo Colombo, che diventa amico dei protagonisti. Di lui si racconta di una riunione con i più importanti personaggi dell’epoca da lui chiesta per avere il permesso di navigare in direzione di nuove terre.
Il testo mi è molto piaciuto per il modo in cui è stato scritto; infatti, l’autore ha cercato moltissime informazioni sui personaggi da lui scelti, li ha elaborati nei dettagli.
Il libro di Sinoué è stato scritto con il metodo della descrizione, che mette in risalto l’aspetto delle città attraversate dai personaggi.
L’autore racconta le vicende dei tre uomini in un modo che fa capire di non essere nessuno dei personaggi, ma che conosce ciò che succede, quindi è onniscente.
Il messaggio della storia, ciò che lo scrittore vuole far capire ai lettori, è che l’intolleranza religiosa che nasce tra i popoli per la ricerca della “vera religione”è completamente infondata: per mezzo del libro di zaffiro quindi Sinoué ci dice: ”Non lottate tra voi perché l’Entità che voi chiamate con nomi diversi è sempre Colui che ama tutti, senza differenze di religioni”.
I protagonisti di questa storia sono personaggi di fantasia, che si avventurano alla ricerca di un cosiddetto “Libro di Zaffiro” e che durante la loro ricerca, incontrano persone e luoghi realmente esistiti.
La trama racconta di un rabbino, di nome Ezra, che riceve una misteriosa lettera da un suo amico, che gliela lascia in eredità dopo essere stato accusato dall’inquisizione e quindi messo al rogo.
L’inquisizione era un’ istituzione religiosa cristiana, realmente esistita, che voleva convertire gli infedeli al cattolicesimo, la “vera religione”: se un convertito praticava ancora attività impostegli dalla precedente religione, veniva accusato ed ucciso a scopo intimidatorio.
Ezra è un uomo molto vecchio, che deve affrontare anche problemi di salute, come l’artrite. E’ il personaggio che sarà più presente nella storia; è infatti molto sapiente e senza il suo aiuto, come quello degli altri componenti, il gruppo non sarebbe riuscito ad arrivare al loro traguardo: trovare il Libro di Zaffiro. Questi altro non è che una tavoletta di zaffiro posseduta da una forza divina; i protagonisti e gli antagonisti della vicenda la cercano per interrogarla su quale che sia la “vera religione” tra le tante esistenti.
Un altro personaggio di grande importanza è lo sceicco Sarrag, che con la sua conoscenza dei testi sacri arabi dà un gran contributo alla risoluzione degli indovinelli che condurranno alla destinazione finale.
Tra Erza e Sarrag ci sarà un continuo litigio per via della differenza di religione. Sicuramente essi sono i personaggi più vivaci del libro:infatti, sono loro due che s'insultano per tutto il viaggio con verità religiose che fanno sorridere per come le dicono.
Il terzo personaggio è Vargas, che è un frate molto giovane, ma molto sveglio e di grande aiuto per la missione. Inizialmente verrà un po’ sottovalutato per la sua giovinezza dagli altri due membri del gruppo, ma in seguito si ricrederanno e ritireranno i loro pregiudizi.
Questi tre personaggi hanno un amico in comune: Baruel, l’ideatore di tutti gli indovinelli che i protagonisti dovranno risolvere strada facendo.
L’ultima persona ad aggiungersi al gruppo è Manuela, una ragazza di buona famiglia, che conosce la regina di Spagna.
Manuela è stata mandata in missione dall’inquisitore generale che è venuto a conoscenza del piano dei tre e lo vuole stroncare, per mettere a tacere una possibile verità che metterebbe la fede cristiana in una situazione imbarazzante.
Sono presenti molti altri personaggi veramente esistiti, come l’inquisitore Torquemada, il più grande antagonista della storia, oppure il più conosciuto Cristoforo Colombo, che diventa amico dei protagonisti. Di lui si racconta di una riunione con i più importanti personaggi dell’epoca da lui chiesta per avere il permesso di navigare in direzione di nuove terre.
Il testo mi è molto piaciuto per il modo in cui è stato scritto; infatti, l’autore ha cercato moltissime informazioni sui personaggi da lui scelti, li ha elaborati nei dettagli.
Il libro di Sinoué è stato scritto con il metodo della descrizione, che mette in risalto l’aspetto delle città attraversate dai personaggi.
L’autore racconta le vicende dei tre uomini in un modo che fa capire di non essere nessuno dei personaggi, ma che conosce ciò che succede, quindi è onniscente.
Il messaggio della storia, ciò che lo scrittore vuole far capire ai lettori, è che l’intolleranza religiosa che nasce tra i popoli per la ricerca della “vera religione”è completamente infondata: per mezzo del libro di zaffiro quindi Sinoué ci dice: ”Non lottate tra voi perché l’Entità che voi chiamate con nomi diversi è sempre Colui che ama tutti, senza differenze di religioni”.
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