martedì 20 dicembre 2011

IL VIAGGIO

“A chi mi domanda la ragione dei miei viaggi rispondo che so bene quello che fuggo ma non quello che cerco."

Michel de Montaigne

 La parola viaggio deriva dal provenzale viatge, che a sua volta proviene dal latino viaticum, un derivato di via. Viaticum in latino era la provvista necessaria per mettersi in viaggio, e passò più tardi a significare il viaggio stesso.
Nel suo significato più generale il viaggio è l’azione di muoversi per andare da un luogo a un altro. L’uso più frequente di viaggio è quello che indica il giro in paesi diversi dal proprio, che dura un periodo variabile ma comunque limitato.
Si viaggia per i motivi più diversi: esistono viaggi di studio e viaggi di esplorazione; una domanda tipica quando due conoscenti si incontrano durante un viaggio è affari o piacere? Nel Medioevo il viaggio per eccellenza era quello in Terra Santa, cioè il pellegrinaggio ai luoghi sacri del Cristianesimo.
La mobilità è molto cresciuta nel corso dei secoli, e le distanze si sono accorciate enormemente col migliorare dei collegamenti; ma nel linguaggio familiare viaggio conserva a volte il senso di impegno, lunghezza, fatica che era proprio dei viaggi di una volta.
Il percorso del viaggio può essere soltanto ideale, fantastico: chi ha la passione dei viaggi ma non ha i soldi per permettersela può consolarsi con i film e i documentari che ci consentono viaggi nel tempo, nello spazio, nella fantasia, oppure ci fanno ripercorrere viaggi fatti e descritti da altri.
La letteratura di viaggio fu un genere molto fortunato in Europa fino alla metà del Settecento. In periodi più vicini a noi, uno scrittore come Emilio Salgari, famoso per l’ambientazione esotica dei suoi romanzi, inventò i viaggi dei suoi eroi in luoghi che non aveva mai visto: la Malesia di Sandokan eYanez è ricostruita tutta a tavolino.
Nel linguaggio dell’industria e del commercio, un viaggio corrisponde a un trasporto di merci. Da questo senso nasce l’espressione fare un viaggio a vuoto, che si usa comunemente per dire un viaggio inutile, ma sarebbe propriamente un viaggio per cui si è pagati all’andata ma non al ritorno.
Il gergo della droga usa la parola viaggio nel senso dell’inglese trip, che indica lo sconvolgimento dei sensi che si ottiene drogandosi e poi, più estesamente, l’evasione dalla realtà, ottenuta anche con mezzi meno pericolosi.
L’immagine della vita come viaggio è profondamente radicata in molte culture di tutto il mondo, ed è logico che la lingua ne rifletta l’importanza e la diffusione.
Grazie a questa immagine, usiamo normalmente espressioni come l’aldilà nel senso dell’altro mondo, venire al mondo per nascere e andare all’altro mondo per morire, o diciamo che siamo finiti fuori strada quando abbiamo sbagliato, che siamo a un bivio se siamo costretti a una scelta, che abbiamo preso una sbandata se ci siamo innamorati, che siamo in un vicolo cieco se ci troviamo in crisi e non abbiamo soluzioni.
Da viaggio deriva il verbo viaggiare, che inizia a essere usato non prima del Seicento. Su viaggiare si è poi formata la parola viaggiatore, che anticamente si usava per gli esploratori, i mercanti e gli scienziati che partecipavano a viaggi di scoperta, mentre oggi indica soprattutto chi viaggia sui mezzi pubblici, oppure chi viaggia per mestiere: anche se i commessi viaggiatori sono pagati meglio dei piccioni viaggiatori.

tratto dal blog dei ragazzi di Castellammare

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