martedì 20 dicembre 2011

LA DONNA ABITATA

La donna abitata di Gioconda Belli inizia con parole così toccanti da sembrare una poesia.

…all'albeggiare emersi…mi sono ritrovata sola per secoli in una dimora di terra e radici…
… vidi le radici, le mani tese che mi chiamavano…
…penetrai l’albero e lo percorsi come una lunga carezza di linfa e di vita…

A subire l’incredibile metamorfosi da donna ad albero, è una guerriera atzteca, morta in battaglia e sepolta nella sua terra; dopo secoli, viene richiamata alla vita come linfa di un arancio, che improvvisamente fiorisce di zagare profumate nel giardino di una giovane donna spensierata.
La trama del romanzo viene interrotta dalle riflessioni di questa  “donna-albero”, che prende coscienza della sua nuova vita. Attraverso parole piene di sentimento e poesia conosciamo il suo stupore, le sue sensazioni dentro la corteccia.
Mi ha colpito, per citare un esempio, la descrizione della sensazione di stabilità ed equilibrio che prova la “donna-albero” a stare con le radici affondate nel terreno, a confronto con l’antico ricordo dei piedi. Oppure quando scopre di possedere il dono dell’ubiquità perché avverte di essere sia nella linfa che scorre nell’albero sia nel succo dei frutti.
Il romanzo racconta in parallelo la storia di Itzà, che vive ai tempi dei conquistadores spagnoli e di Lavinia, che vive la realtà della dittatura militare in Nicaragua degli anni ’70.
Ad un certo punto le due storie si fondono in una sola, perché Itzà entra come linfa nel corpo di Lavinia e la influenza con la sua saggezza, la trasforma in una guerriera, mitiga le sue paure, la induce a combattere a fianco dell’uomo che ama, ripercorrendo le sue stesse tappe verso la libertà, contro la dittatura del Grande Generale, in nome dell’eterno ideale della giustizia.

"questa era la dittatura:  la paura;  non sapere niente era la cosa migliore, la cosa più sicura".

Spesso l’autrice paragona i guerriglieri agli alberi: saldi come alberi, dice, persino il loro sguardo è sereno come quello di un albero e notiamo per la prima volta che veramente gli alberi ricordano delle persone quiete e sagge.
In questo romanzo si racconta anche la miseria, la lotta per la libertà di un popolo, quello centro americano, che dai tempi della conquista spagnola è sempre stato condannato alla schiavitù.
Una storia nella storia è quella del figlio adolescente del Generale Vela: questo ragazzo non condivide le idee violente del padre.
Ama gli uccelli e  sogna di volare. Tutta la famiglia cerca di incanalare questa predisposizione, sperando possa diventare pilota d’aereo.
Ciò mi ricorda il comportamento dei familiari di Gertrude che fin da piccola cercavano di suggestionarla per farle accettare la scelta monacale che lei detestava.

" crescere nella vita significa superare i propri limiti: verificare capacità che uno riteneva di non possedere"

Colpisce la profezia che Itzà pronuncia pensando a Lavinia:

“non se ne andrà dalla terra come i fiori appassiti, senza lasciare traccia”

Infatti la protagonista si comporta in modo eroico nel finale del libro ma il suo sacrificio non sarà inutile.
Bellissima è la poesia che chiude il libro: è un invito a guardarci intorno con più attenzione, a sentirci parte di un tutto che merita rispetto e amore, perché  fra la  vita umana, quella di un colibrì, o di un albero di arancio, non c'è alcuna differenza. Anche noi, morendo, potremmo rivivere in un’altra creatura perché  la vita non finisce ma si trasforma.

“La vita trova il modo di rinnovarsi”
“chi ama non muore mai”


Parole chiave
Amore
Saggezza
Storia
Paura
Dittatura
Morte
Trasformazione

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