martedì 20 dicembre 2011

LEONARDO DA VINCI

Leonardo da Vinci nacque nel 1452.


Conosciamo la figura di Leonardo, grazie soprattutto alla testimonianza di Giorgio Vasari, che non lo conobbe  di persona, in quanto aveva solo otto anni quando Leonardo morì, ma lo ammirava così profondamente da paragonarlo al divino.

Tuttavia dobbiamo riconoscere a questo figlio illegittimo di un notaio, delle capacità inconsuete: fu pittore, architetto, scultore, ingegnere, studioso di scienze naturali, anatomista.
A quei tempi i figli illegittimi non potevano intraprendere studi importanti, per questo motivo fu costretto a dedicarsi alle cosiddette ARTI MINORI. Infatti iniziò come apprendista nella bottega di Andrea Verrocchio.
Insieme al Verrocchio dipinse il Battesimo di Cristo, dove il maestro gli lasciò eseguire uno dei due angeli, il più bello, quello a destra, che, osservato ai raggi x, non presenta neppure i segni del pennello, ma solo sottilissime sovrapposizioni di colore!
Il Vasari non riconosce nel Verrocchio l’ispiratore del genio di Leonardo, però è bello immaginare un ragazzino di 15 anni che osserva il maestro mentre mette a punto la carrucola (progettata dal Brunelleschi) per issare sulla cupola di Santa Maria Maggiore, che è il Duomo di Firenze, una palla di rame da due tonnellate! Nei quaderni di Leonardo, i disegni di quella carrucola ci sono! Forse fu proprio quel progetto ad ispirare il Leonardo ingegnere che inventò i più geniali marchingegni: dobbiamo a Leonardo il carro armato, il paracadute, lo scafandro, il ventilatore, il distillatore,  l’escavatore, ed  altri ancora.

Leonardo fu estremamente geloso dei suoi quaderni e dei suoi appunti, per questo scriveva da sinistra verso destra, in una calligrafia speculare (oltretutto era mancino) e anagrammava le parole più segrete. Anche la sua scrittura, infine, desta meraviglia: invece che con una comunissima penna d'oca, Leonardo sembra avere vergato i suoi quaderni con un prototipo di penna stilografica, inventata da lui stesso con tutta probabilità, come dimostrano alcuni suoi disegni.

Il disegno per Leonardo rappresentò una passione che non abbandonò mai.

La testa femminile conservata agli Uffizi, è un disegno a penna con ACQUARELLATURE marroncine, biacca e matita nera su carta. Il tratto è delicato, giocato sul tratteggio. I capelli sono disegnati uno ad uno; l’inclinazione del volto è particolarmente studiata.

Nel nostro libro manca un disegno famosissimo di Leonardo, il suo autoritratto, conservato a Torino. Si tratta di un disegno su carta, eseguito A SANGUIGNA, una pietra ferrosa e friabile. Gli occhi, all’ombra delle lunghe sopracciglia, non guardano avanti, ma leggermente di lato. Egli si sa guardare con grande realismo, le rughe, i cedimenti, la piega amara delle labbra, l’espressione di un uomo vissuto. E’ l’unica immagine ufficiale che abbiamo di un  Leonardo già anziano. Non esistono altri ritratti certi di Leonardo, anche se probabilmente il Verrocchio lo aveva preso come modello per la sua statua del David.
Si sospetta che anche l’uomo vitruviano sia un autoritratto. Un’altra immagine di Leonardo è compresa nel dipinto della “Scuola di Atene” di Raffaello (Vaticano), in cui il pittore si è divertito a ritrarre i suoi amici nelle vesti di celebri filosofi e che a Leonardo ha assegnato la parte di Platone.

Un altro famoso disegno, conservato alla National Gallery di Londra, rappresenta Sant’Anna, la Vergine, il Bambino e san Giovannino. E’ eseguito a carboncino, biacca e SFUMINO, che era uno rotolo di carta che serviva a spandere le linee eseguite con il carboncino. Si tratta di un disegno preparatorio per un dipinto che è conservato al Louvre. Le pose tipiche leonardesche dei personaggi, sono animate da un gioco di sguardi, di gesti: le mani indicano, benedicono, accarezzano. Le figure di Leonardo hanno “moto et fiato”, sembrano vere.

Ed è proprio in questo concetto che si impernia la caratteristica principale della poetica figurativa di Leonardo da Vinci: il CONTRAPPOSTO  e lo SFUMATO. Per “contrapposto” si intende il bilanciamento della figura, la torsione dei busti intorno ad un asse. Per “sfumato” si intende il passaggio graduale ed impercettibile dall’ombra alla luce, così da perdere la precisione dei contorni, che non sono più netti e marcati.

Leonardo ci ha lasciato anche innumerevoli disegni di anatomia, dalla perfezione ammirevole. I due crani sezionati facenti parte della raccolta reale del castello di Windsor, sono dei disegni a penna in inchiostro bruno e carboncino su carta. La parte superiore del foglio, presenta un cranio senza una parte della calotta cranica. Nel disegno della parte inferiore del foglio, il cranio, completamente sezionato, è in proiezione ortogonale. Notiamo anche delle linee che individuano dei punti particolari, che sono le aree che per Leonardo rappresentavano, nella sua visione filosofica, la sede dell’anima, oppure le sedi dei sensi.

Non si accontentò mai di studiare le verità tradizionali: curioso com’era, avvertiva il bisogno di sperimentare qualsiasi fenomeno, fisico o naturale che fosse.
Si fece rilasciare un permesso speciale per disseppellire i cadaveri per poterli esaminare anatomicamente.  Eppure era vegetariano, animalista: comprava al mercato gli uccelli in gabbia e poi li liberava  nel bosco.

L’unica cosa che Leonardo non riuscì a fare, fu di imparare il latino, che gli avrebbe consentito di partecipare in modo attivo ai vari circoli culturali del suo tempo, che, come ben sappiamo, si esprimevano in latino, la lingua dei dotti. “Omo sanza lettere” diceva di se stesso, in una pagina del Codice Atlantico. Nei suoi appunti abbiamo trovato pagine e pagine di esercitazioni di grammatica latina, che non gli servirono.

Uno dei suoi primi dipinti fu la tavola dell’Annunciazione. Il dipinto è caratterizzato da un fatto curioso: Leonardo commise un errore di prospettiva. Tale errore riguarda il braccio della Vergine che risulta fuori dagli assi prospettici: è troppo lungo!

Ma è con il dipinto “Adorazione dei magi “ che esprime il suo stile unico. Lo studio della prospettiva è architettata ingegnosamente. I particolari vengono scelti con cura anche secondo il loro significato simbolico: l’alloro e la palma rappresentano il destino del Bambino, cioè rispettivamente il trionfo ed il martirio.
Il linguaggio dei gesti e degli sguardi, viene completato dagli scuri accentuati per far risaltare le parti illuminate: l’effetto scultoreo delle figure risulta elevatissimo.
Questo dipinto non venne terminato, come anche una infinità di altri lavori di Leonardo.
Sappiamo dal Vasari che Leonardo non era molto costante: si lasciava ammaliare da molte ispirazioni,  che poi, una volta sperimentate, venivano abbandonate.
Quando veniva colto dall’ispirazione, lavorava febbrilmente al disegno preparatorio, poi iniziava il lavoro sulla tela. Infine si stufava e lo lasciava colorare agli allievi, perchè lui era già tutto preso da qualche altro progetto.

Quando Leonardo abbandonò Firenze per Milano, si mise a disposizione di Ludovico Sforza, che lo accolse alla sua corte come ingegnere e progettista civile e militare (progettò armi da guerra).

A questo periodo milanese risalgono i disegni di chiese a PIANTA CENTRALE create secondo il concetto filosofico che sfera e cerchio fossero figure perfette, in quanto aventi tutti i punti equidistanti. Inoltre la sfera simboleggia l’universo, Dio e la Madonna.
Forse affascinato dalla lettura de la Storia Naturale di Plinio il Vecchio, Leonardo progetta,  una città su due livelli, con canali sotterranei e fognature le cui condutture sono collegate alle abitazioni!

A Milano esegue su commissione della Confraternita dell’Immacolata Concezione il famoso dipinto della Vergine delle Rocce. L’ambientazione ombrosa e rocciosa è forse dovuta al fatto che era destinata ad una chiesa paleocristiana che sorgeva in un luogo chiamato “grotta”. La tavola doveva inserirsi in un grande altare con altre opere.
Anche in questo dipinto è presente il gioco dei gesti, degli sguardi, delle mani dei personaggi che indicano,  trasmettono un messaggio.
La visione prospettica è resa dalla STRUTTURA PIRAMIDALE DELLA COMPOSIZIONE DELLE FIGURE, in cui la Vergine tiene la posizione centrale, circondata da san Giovannino, il Bambino e l’angelo Uriele.
E’ un dipinto enigmatico, di cui esistono due esemplari, uno conservato al Louvre e l’altro alla National Gallery.  Quella del Louvre è interamente dipinta dal maestro, mentre l’altra è stata terminata dagli allievi.
Leonardo infatti pensò alla versione del Louvre, dove i personaggi non hanno aureola o simboli sacri e dove l’angelo indica simbolicamente il San Giovannino. I monaci lo rifiutarono giudicandolo blasfemo. Leonardo fu costretto a rifare l’opera con croci, aureole e senza mani indicatrici. Però lo fece terminare dagli allievi.

Ma l’opera più significativa di Leonardo da Vinci è senz’altro il Cenacolo, eseguito su commissione di Ludovico Sforza nel refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie, a Milano. Il Vasari ci avvisa che nel cenacolo di Santa Maria delle Grazie, vi è un’altra opera di Leonardo, che purtroppo è quasi invisibile, che consiste nei ritratti della famiglia di Ludovico il Moro, dipinti a tempera secca.
L’ultima cena era stata già proposta innumerevoli volte da altri pittori, ma l’attimo immortalato era sempre stato quello della benedizione del pane, l’eucarestia. Leonardo no. Sceglie un altro momento: quello in cui Gesù annuncia “uno di voi mi tradirà”. Non ha voluto rappresentare un evento religioso, bensì un atto umano: il tradimento di un amico.
Congela dunque l’attimo di stupore, interrogazione, incredulità, rabbia, sui volti e nei gesti degli apostoli.
Si racconta che per dipingere  gli apostoli dell'affresco del Cenacolo, egli sia andato per più di un anno, nei sobborghi della periferia di Milano, alla ricerca di una fisionomia che evocasse la scelleratezza di Giuda.
Organizzò addirittura un banchetto per i mendicanti della città, che intrattenne tutta la sera con barzellette divertenti, affinché, facendole ridere, i tratti del loro viso si facessero ancora più deformi. Leonardo poté così studiarli attentamente, e una volta che gli invitati se ne furono andati, trascorse tutta la notte a disegnarli. L'immagine che ci viene restituita è ancora una volta quella di un Leonardo curioso oltre ogni limite e assetato di conoscenza.
Leonardo usò una mistura particolare contenente la chiara d’uovo per dipingere “il Cenacolo”: una pittura che cominciò a sfaldarsi quando era ancora in vita.

Ma il dipinto dovette sopravvivere ad altre peripezie: i frati dell’oratorio aprirono una porta, che ne danneggiò la parte inferiore; un’alluvione arrivò fin dentro il refettorio ed infine, durante il secondo conflitto mondiale, l’affresco si salvò miracolosamente dal bombardamento che distrusse buona parte del refettorio.
Il Cenacolo è tornato di moda grazie al romanzo “il Codice da Vinci”, perchè alla figura dolce dell’apostolo Giovanni è stata attribuita l’identità della Maddalena. Sono falsità. E’ doveroso qui ricordare come Leonardo nutrisse per la figura di San Giovanni un affetto particolare, sia per le rappresentazioni del San Giovannino, sia per le rappresentazioni del Santo adulto, che Leonardo dipinse di una bellezza effeminata, perché questo era il suo ideale maschile.
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San Giovanni era il più giovane degli apostoli e Leonardo lo omaggia donandogli quella bellezza tipicamente femminea che attribuiva al suo ideale d’uomo, che rifletteva la filosofia antica dell'essere perfetto: uomo e donna uniti in una sola persona. Lo si vede nel San Giovanni e nel Bacco, nome attribuito al suo san Giovanni nel deserto, che è stato successivamente rivestito, perchè all’origine era nudo.
Altro capolavoro di Leonardo, è la “Dama con l’ermelino”, Il volto è defilato di tre quarti e guarda in un punto imprecisato, mentre la luce investe violentemente il volto, che sembra atteggiato ad un fugace sorriso.
L’opera deve essere costata parecchio tempo e pazienza a Leonardo, a cominciare dalla difficoltà di far sedere in grembo alla ragazza il furetto. Gli ermellini nel milanese non esistevano nemmeno a quei tempi. L’animale simboleggia la purezza e l’intelligenza.

Ma il ritratto più famoso del mondo è quello di Monna Lisa, noto anche  come la Gioconda.
Pare che Leonardo avesse realizzato il ritratto a Firenze, per la moglie di Francesco del Giocondo, lasciandolo incompleto. Successivamente, a Roma, lo modificò per farne il ritratto alla protetta di Giuliano de’ Medici. Ma ancora oggi non si sa chi sia con certezza la donna del ritratto.
Raffaello testimonia di aver visto i disegni preparatori per la Monna Lisa e di esserne rimasto colpito.
La tavola colorata ad olio mostra una giovane donna,  proposta di tre quarti, che guarda verso lo spettatore e sorride lievemente. Pare seguire con lo sguardo l’osservatore. Alle sue spalle un grandioso paesaggio.
Il segreto di questo dipinto sta nella tecnica dello SFUMATO.
Leonardo ha nascosto nell’ombra i lati della bocca e gli angoli degli occhi. L’impossibilità di afferrare i contorni precisi impedisce che si abbia di lei un’immagine sicura, per cui si è catturati, non si riesce più a distogliere lo sguardo.
L’immagine sembra pulsare, respirare.
I contorni sfumati della figura, fondono Monna Lisa con il paesaggio che sta alle sue spalle. Un paesaggio desertico, roccioso, con due laghi ed un ponte, che forse è il simbolo del superamento umano degli ostacoli della natura.

Natura che affascina Leonardo anche nella sua violenza, come testimoniano le visioni catastrofiche contenute nelle note del codice Hammer (che adesso appartiene a Bill Gates, il proprietario di Microsoft!) o ancor meglio raffigurate nei disegni a carboncino su carta ruvida, che rappresentano una città al centro di un vortice e un uragano sul mare.
Gli scritti lasciati da Leonardo sono chiamati Codici. Come il codice Atlantico, il codice Trivulziano, Il Codice sul volo degli uccelli, I Codici Forster, I Fogli di Windsor, I Codici di Madrid.

Leonardo morì in Francia nel 1519, all’età di 67 anni. Il Vasari racconta che morì fra le braccia del re di Francia, Francesco I, che era diventato suo grande amico.

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