martedì 20 dicembre 2011

LA CISTELLARIA DI PLAUTO



Per l'interrogazione orale di letteratura latina, dovendo preparare un lavoro di gruppo con un compagno, Paolo ed io pensammo ad un'interpretazione creativa della parola "interrogazione" e... anzichè preparare una ricerca sulla Cistellaria, preparammo ... un dialogo teatrale... riuscimmo a dire a memoria le nostre battute come se fossimo due attori e alla fine tutta la classe ci applaudì entusiasta.... anche la prof, ci disse che eravamo stati bravi... però se ne dimenticò al momento di assegnare i voti.... ma è acqua passata, non si deve polemizzare.... godetevi la versione integrale del teatro di  Matteo&Paolo:

LA CISTELLARIA


MATTEO
Per presentarvi degnamente la Cistellaria, indosseremo virtualmente, solo per oggi, i panni di due attori teatrali, alterneremo le informazioni come se fossero battute, perchè su questa opera ci sono molte cose da dire.
PAOLO
In questo modo speriamo di non stufarvi. Anzi, addirittura, speriamo di divertirvi!  Dedichiamo a tutta la classe la nostra “fatica” e speriamo che il fine per noi due sia lieto, come la storia che vi stiamo per raccontare.
MATTEO
La Cistellaria è la commedia di Plauto che è giunta ai nostri giorni più malconcia. Certamente mancano almeno 600 versi. Inoltre l’opera presenta incongruenze che compromettono la fluidità del testo, lasciando supporre ai critici possibili RETRATTATIO, ossia correzioni avvenute successivamente per meglio adattare i dialoghi alla scena. Probabilmente queste RETRATTATIO sono state fatte da Plauto stesso.
Alcuni esperti sospettano la Cistellaria  di aver subito anche CONTAMINATIO, ovvero, il procedimento di inserire in un modello principale di un’opera,  una o più scene di un’altra commedia.
PAOLO
Sappiamo che la Cistellaria si basa su una commedia greca di MENANDRO chiamata SYNARISTOSAE. La certezza deriva dal fatto che vi sono alcune analogie, come per esempio il riferimento ad una schiava barbara che lesinava il vino ad una cena, oppure certi riferimenti alla festa in onore del dio Dioniso.
Sappiamo che Plauto attingeva ai modelli ellenistici per le sue commedie, ma non aveva una preferenza particolare per qualche autore: anzi, pare preferisse autori minori, tanto poi il tutto veniva riscritto nel suo stile comico, fatto di doppi sensi, allusioni scherzose, nomi strani, metafore, bizzarri paragoni mitologici.
MATTEO
La prima caratteristica inconfondibile della commedia plautina è l’ARGOMENTUM, cioè il sommario, nel quale l’autore anticipa al pubblico l’argomento appunto  della storia.
Si tratta di una brevissima trama. Ebbene tutti i sommari di Plauto sono ACROSTICI. Infatti le iniziali della prima parola di ogni riga, se letti in senso verticale, formano il titolo della commedia.
Appena ci accingiamo a leggere i nomi dei personaggi, ci imbattiamo in un’altra caratteristica tipica  di Plauto: ci rendiamo conto di come i nomi siano identificativi del personaggio stesso. Nel caso della Cistellaria, troviamo la prostituta Gynmnasium, il cui nome a noi suona come “Lavoranuda”.
La traduzione del nome della protagonista è Chiarodiluna anche se preferiamo presentarvela con il suo nome  latino di Selenium, così come chiamereno Alcesimarcus il suo amato, il cui nome per noi suonerebbe come Capocoraggio.
PAOLO
E’ venuto il momento di anticipare anche a voi una parte della trama di questa commedia: proprio come fa Plauto, non vi racconteremo tutto all’inizio, ma  aggiungeremo  via, via altri dettagli.
Durante la festa dedicata al dio Dioniso, un giovane mezzo ubriaco violenta una ragazza. Lei dopo nove mesi partorisce una bambina ma, timorosa del padre, prega uno schiavo di portare la neonata lontano e di lasciarla morire. Lo schiavo la mette in una cesta (la cistella, appunto) e invece di lasciarla morire la mette in un vicolo. Nascosto dietro un pertugio, aspetta di vedere cosa succede. Una prostituta raccoglie la cesta con la bimba e la porta a casa.
Intanto il giovane padre della bimba si era sposato, restando presto vedovo. Si mette così alla ricerca della ragazza che aveva violentato, la trova e la sposa, venendo a sapere che il fattaccio consumato alla festa di Dioniso aveva prodotto una bambina. I due coniugi chiedono al servo ogni dettaglio per ritrovare la loro piccola.
MATTEO
Ci imbattiamo qui in una delle sopra citate  mancanze di continuità del testo, che ci lascia supporre che vi fossero altri versi a spiegare gli avvenimenti.
Infatti noi non sappiamo se la giovane sapesse che la sua bambina era viva. Non sappiamo se il servo avesse detto di conoscere il destino che era spettato alla neonata.
Il primo atto si apre in casa di Selenium, la trovatella, ormai diventata grande.
Scopriamo che la prostituta che trovò la cesta, la consegnò alla collega Annericata, che tanto desiderava avere un bambino.
La piccola dunque è stata allevata, dalla donna che crede sua madre, in un puttanaio, come Plauto chiama la casa delle prostitute, senza però perdere l’onore e la purezza. Diversamente dalla sua amica Lavoranuda, che viene avviata al mestiere dalla sua stessa madre, la mezzana, di cui Plauto non ci rivela il nome.
PAOLO
Selenium è afflitta da una grande pena, perchè ha appena scoperto che il suo amato Alcesimarcus non potrà sposarla, nonostante la ami perdutamente, perchè la famiglia vuole che egli sposi una fanciulla degna di lui.
La giovane  confida il suo dolore  all’amica Lavoranuda e alla madre di quest’ultima, chiedendo loro di governarle la casa poichè lei deve raggiungere la madre adottiva che esige delle spiegazioni.
I dialoghi sono molto spiritosi e volgari, come ci si aspetterebbe di sentir parlare delle prostitute.  Per esempio Lavoranuda vorrebbe convincere Selenium a tenersi per sè le sue pene d’amore e le dice: “la tua scemenza, cerca di ciucciartela da sola!”
Il traduttore che ha curato la versione della nostra edizione, ha scelto vocaboli più disinvolti da quelli che abbiamo trovato sul nostro libro di testo e noi crediamo che Plauto l’avrebbe senz’altro preferita.
MATTEO
Appena Selenium abbandona la scena per andarsene dalla madre, la mezzana racconta di nuovo al pubblico la vicenda del ritrovamento della cesta.
Il racconto della mezzana viene seguito da un PROLOGO, finalmente ben dettagliato della vicenda, che ci viene fornito dal dio Aiuto. 
Non si tratta di un errore di ripetizione: Plauto ama ripetere la trama delle sue storie, forse per enfatizzarle o per accrescere l’aspettativa del pubblico. Guarda caso ci troviamo di fronte ad un doppio prologo proprio come nell’opera di Menandro che i critici considerano la matrice della Cistellaria.
Ad ogni modo il prologo  del dio Aiuto è importante perchè nelle battute finali cita la seconda guerra punica, combattuta contro i Cartaginesi, aiutandoci a collocare cronologicamente la nostra vicenda.
PAOLO
Il secondo ed il terzo atto della Cistellaria, presentano gravi lacune, al punto che diventa quasi impossibile ricostruire la storia. Dobbiamo proprio accontentarci di supporre come potesse essere l’intreccio originale dell’opera.
Eppure, è proprio all’inizio del secondo atto che prende vita il motore dell’intreccio della commedia di Plauto, che è la passione d’amore.
Alcesimarco, l’innamorato di Selenio, domina la scena raccontando al pubblico il suo strazio, la sua pena, il suo dolore per tutto quell’amore che non può più avere un senso.
Lo fa con un CANTICO IN ANAPESTI. L’”ANAPESTE” è un verso tipico della metrica greca caratterizzato da tre sillabe di cui due brevi ed una lunga.
Dopo le bellissime parole di Alcesimarco, abbiamo solo brevi frammenti di dialogo di altri personaggi, frasi divertenti e satiriche, spesso volgari ed allusive. Ma niente che ci aiuti a ricostruire una successione delle scene.
MATTEO
Nelle note  a piè di pagina della nostra edizione,  il curatore cita spesso il PALINSESTO  Ambrosiano, al quale anche il nostro libro di testo fa riferimento, avvisandoci che questa o quella parte della commedia  è andata perduta;  annota dove mancano due o tre fogli o addirittura dove i fogli ci sono, ma le parole sono state cancellate.
A questo punto ci è sembrato importante approfondire il concetto di PALINSESTO.
Un palinsesto è un manoscritto su pergamena che è stato cancellato per far posto ad un testo diverso. Il termine deriva dal greco e significa “raschiare di nuovo”.
Nel medioevo la pergamena era un materiale prezioso e costosissimo.  Era altresì il periodo in cui la Chiesa non apprezzava la letteratura comica.
Ecco allora che le pergamene delle commedie venivano grattate per fare spazio ad altri testi più richiesti.
il Palinsesto che conteneva le opere di Plauto, venne grattato e riscritto con brani della Bibbia.
PAOLO
Solo verso la fine del terzo atto riusciamo a riallacciare i fili della trama della vicenda, perchè  diminuiscono le lacune del testo, lasciandoci leggere i versi in modo quasi integrale fino alla fine della commedia.
Il servo che aveva lasciato la cesta nel vicolo, riesce a ritrovarla facendo luce sulla verità. Non a caso il suo nome tradotto per noi avrebbe il significato di Fiaccoletta.
Tra il quarto ed il quinto atto, gli eventi si svolgono velocemente conducendoci alla fine della storia.
La madre adottiva di Selenium, racconta alla ragazza tutta la verità, offrendosi di riaccompagnarla dai suoi veri genitori. Dalle chiacchiere del servo ella  ha infatti saputo che i genitori la stanno cercando e che Alcesimarcus è promesso sposo della sorellastra di Selenium.
MATTEO
A questo punto Plauto costringe il pubblico a focalizzare l’attenzione  sulla cesta che dà il nome alla commedia, enfatizzandone l’importanza. La cesta in cui la bimba è stata abbandonata insieme ai suoi giocattoli, è l’unico ponte tra il passato ed il presente, è l’unica prova dell’identità della trovatella.
Per qualche pagina ancora, Plauto gioca a far ripetere ai personaggi la narrazione della vicenda, fino all’esasperazione. E’ il suo modo per creare nel publico l’aspettativa per il finale.
PAOLO
Finale che poi non c’è.
Si, perchè il pubblico intuisce che siccome le cose si sono sistemate, i due innamorati potrebbero anche sposarsi...ma Plauto non ce lo dice!
Addirittura non ci rende partecipi dell’AGNIZIONE cioè del riconoscimento della trovatella da parte della famiglia naturale. Il tema dell’agnizione era particolarmente usato proprio nelle PALLIATE GRECHE .
Noi pensiamo che Plauto fosse un artista anticonformista e che provasse un certo piacere nell’infrangere le regole.
MATTEO
Nunc quod ad vos, spectatores, relicuum relinquitur...
(ora, per quel che riguarda voi, cari spettatori, rimane un particolare da praticare...)
PAOLO
More maiorum date plausum postrema in comoedia
(fateci un bell’applauso come si usava ai vecchi tempi)

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