martedì 20 dicembre 2011

INFERNO - CANTO X


Nel X canto si racconta che il viaggio di Dante e Virgilio attraverso l’inferno dura da due giorni. E’ il Sabato Santo ed essi scendono al sesto cerchio.
Il terzo, quarto e quinto cerchio erano ambienti terrificanti, popolati da una confusione di anime disperate ed anonime (non si incontrano personaggi conosciuti), dove le grida dei condannati si sommavano all’aggressività dei loro orribili guardiani.
Nel sesto cerchio, l’ambiente cambia. C’è un mutamento radicale. C’è silenzio, il clima è solenne, quasi di rispettosa dignità.
Nel sesto cerchio vi sono i sepolcri degli ERESIARCHI. Probabilmente Dante, pur non condividendo il loro pensiero, segretamente li ammira.
La colpa di questi dannati è  L’EPICUREISMO, ovvero il non credere all’immortalità dell’anima.
La pena di questi eretici è il permanere all’interno delle loro tombe, arsi da fiamme; Virgilio spiega che questi sepolcri verranno richiusi solo dopo il giudizio universale.
La condizione dei condannati permette loro di affiorare dalla tomba solo fino alla vita, senza uscirne.
Il contrappasso per le anime degli eretici generici è di ardere evocando l’analogia con i roghi medievali ai quali venivano destinati gli eretici stessi.
Il contrappasso degli epicurei in particolare è di essere posti in sepolcri come morti, perchè nel loro pensiero hanno fatto morire l’anima, non credendo alla sua immortalità.
Le anime che incontriamo in questo luogo, hanno tutte in qualche modo tradito, rifiutato, la superiorità di Dio rispetto all’uomo.
Farinata degli Uberti, pieno di superbia, ha creduto d’essere potente anche senza l’aiuto di Dio.
L'accusa d'eresia mossa ai ghibellini, e per la quale vennero considerati eretici, riguardava la contestazione della supremazia religiosa della Chiesa. In realtà, la fazione cui Farinata apparteneva ne contestava solamente l'ingerenza politica, reclamando una suddivisione tra potere spirituale e potere temporale.
Cavalcante dei Cavalcanti, padre di Guido Cavalcanti, ha creduto e trasmesso al figlio ideali filosofici averroistici, allontanandosi dalla fede.

Trama del X canto

Mentre Virgilio e Dante attraversano il cimitero degli eresiarchi, odono all’improvviso la voce di un uomo all’interno di una delle tombe e vedono una figura levarsi in piedi tra le fiamme: Farinata.
Questo personaggio si erge fiero, con un’espressione sprezzante. Avendo riconosciuto l’accento toscano di Dante, desiderava potergli parlare.
Appena Farinata chiede a Dante chi fossero i suoi antenati e saputo che aveva a che fare con un Alighieri, incominciano a litigare ed a criticarsi. Farinata degli Uberti, in quanto ghibellino era rivale politico degli Alighieri, che erano guelfi bianchi.
I temi principali del loro colloquio sono la disputa politica (e l'accusa d'eresia) e il tema della famiglia (le colpe dei padri che ricadono sui figli).
Interviene ad un tratto Cavalcante, che vuol sapere se suo figlio Guido è ancora vivo. Dante però si attarda con la risposta e l’anima di Cavalcante ricade nella tomba.
Dal comportamento di Cavalcante, Dante capisce che le anime non sanno cosa sta succedendo al presente e chiede conferma di ciò a Farinata, che infatti gli risponde che a loro è concesso solo di conoscere il futuro, senza vedere il presente. Allora prega Farinata di avvisare Cavalcante che suo figlio è ancora vivo.
A questo punto Farinata dice che tra gli eresiarchi ci sono anche Federico II e il Cardinale.
Federico II era imperatore del sacro romano impero ed era notoriamente epicureo. Il Cardinale, di cui Dante non cita il nome, era un vescovo di Bologna che simpatizzava per i ghibellini e quindi considerato eretico.
Poi improvvisamente Farinata scompare nel suo sepolcro, lasciando Dante sconcertato al ricordo di certe parole dal carattere profetico, che il ghibellino aveva pronunciato contro il poeta a proposito del suo futuro.
Virgilio consiglia a Dante di tenere bene a mente la profezia per poterla riferire a Beatrice, qualora l’avessero incontrata una volta giunti in Paradiso.

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