martedì 20 dicembre 2011

ANDREA DEL VERROCCHIO



Andrea di Michele di Francesco  di Cione, detto il Verrocchio nasce a Firenze nel 1435 circa.
Il suo carattere riservato nasconde un dramma giovanile: da ragazzo, mentre giocava a lanciare i sassi, colpì a morte un uomo. Fu un omicidio involontario, venne processato ed assolto. Rimase però segnato da questa terribile esperienza.

Iniziò a lavorare come orafo, nella bottega di Giuliano Verrocchi, dal quale sembra che Andrea abbia in seguito preso il cognomes. Era un’usanza antica: se un allievo restava molto con il proprio maestro, ne diventava simbolicamente il figlio, assumendone il cognome. 

Pochi artisti riuscirono, come il Verrocchio, ad esprimersi in modo così polivalente: oltre ad essere orefice, egli fu  prospettivo, scultore,  intagliatore, pittore  e musico.

Presso la sua bottega egli formò allievi del calibro di  Leonardo da Vinci, di Sandro Botticelli, del Perugino, di Domenico Ghirlandaio, di Francesco Botticini, di Francesco di Simone Ferrucci,  e questo ci lascia intuire di quale grande genio fosse dotato.

Quando gli venne affidato il compito di  terminare la cupola di Santa Maria Maggiore, che è il Duomo di Firenze, progettata ed iniziata dal Brunelleschi, non solo Andrea Verrocchio  realizzò la palla di rame dorato, ma dovette improvvisarsi ingegnere, geometra, fisico, meccanico perchè dovette escogitare il sistema per issare la palla da due tonnellate.

E a questo punto dobbiamo immaginarci un Leonardo da Vinci appena adolescente, incantato ad osservare pieno di ammirazione il suo maestro. Tra i quaderni di Leonardo troviamo infatti il disegno della carrucola che Andrea aveva realizzato per trasportare la palla.

Molti dei lavori del Verrocchio rivelano la mano degli allievi della sua bottega. E’ il caso dei due disegni raffiguranti le teste di donna: il primo è realizzato a matita per venire utilizzato come spolvero, come dimostrerebbero i forellini: il tratto delicato sembra ricordare lo stile di Leonardo. L’altra testa femminile è realizzata con punta metallica  su carta preparata in rosa/arancio,  con sottilissimi filamenti di biacca.

Nel Battesimo di Cristo, Andrea chiese a Leonardo di aiutarlo a dipingere. Dunque Gesù ed un angelo furono eseguiti dal maestro, mentre l’altro angelo venne dipinto dall’allievo.
Sono state utilizzate due tecniche completamente diverse.
Il maestro dispone le luci  con l’aiuto di un composto a base di piombo e si serve dei colori come se fosse pittura ad acqua. Leonardo non usa il bianco, ma crea sottilissimi strati di colore ,così leggeri che la luce attraversa lo strato pittorico.
Guardando ai raggi X l’angelo di Leonardo, non vi è che il vuoto, non si vedono i segni del pennello.
Eppure in quest’opera il Verrocchio riesce a rendere stupendamente la trasparenza dell’acqua. Bisogna notare che per evitare il problema, tutti i pittori italiani tendevano a rappresentare il battesimo all’asciutto!

Sappiamo che proprio nella bottega del Verrocchio avvengono esperimenti per i primi colori ad olio. Tutti insieme, maestro e allievi, hanno messo a punto innumerevoli ricette per produrre quel miscuglio indispensabile.


Andrea del Verrocchio rivela un continuo studio evolutivo della sua stessa pittura come possiamo constatare dal nuovo uso della luce e del chiaroscuro della sua Madonna con il Bambino.

Lavorò alla corte di Lorenzo de Medici: il Magnifico gli commissionò il monumento funebre dedicato a suo padre. La tomba di Piero e Giovanni de’ Medici, è stata creata il marmo, bronzo, porfido rosso e porfido verde ed è un lavoro nel quale si rivela l’impronta orafa dell’artista.

Il Verrocchio realizza anche un prezioso sarcofago, creato con porfidi e marmi pregiati, unificati da particolari in bronzo, che creano un elaborato motivo di foglie. Al centro del coperchio svetta il simbolo araldico dei Medici, che è il diamante, posto su un cespo di acanto.

Nel 1466 gli venne commissionato, dall'Arte della Mercanzia (che è il tribunale fiorentino che trattava le leggi sul commercio) il gruppo bronzeo con l'Incredulità di san Tommaso per una nicchia esterna della chiesa di Orsanmichele, che vi fu collocato nel 1483.

Il gruppo scultoreo fu realizzato con la tecnica di cera persa con modello salvo.

➢    Si crea il modello
➢    Si costruisce la forma in gesso, che è il negativo del modello, ricorrendo ai tasselli
➢    Si spalma la cera sulla forma
➢    Si riempie la cavità di terra
➢    Si eliminano  i tasselli
➢    Si ottiene un manufatto di terra rivestito di cera
➢    Lo si ricopre di terra refrattaria, creando i canali di deflusso per la cera e lo sfiato per il metallo
➢    Si pone in forno a cuocere
➢    La terra solidifica e la cera si fonde lasciando l’intercapedine, all’interno della quale si cola il bronzo fuso
➢    Si rompe l’involucro esterno di terra e resta il manufatto in bronzo.


Andrea scelse di rappresentare l’istante successivo alla verifica di San Tommaso sulle ferite  del Cristo. La posa del santo indica che si sta allontanando, dopo aver toccato Gesù, esprimendo timore e stupore. La nicchia che ospita queste sculture non è grande, per questo esse non sono realizzate in tutto tondo ma sono posteriormente cave. Il santo sporge dalla nicchia tanto da creare una specie di identificazione con lo spettatore. Il gioco di chiaroscuri dei drappeggi degli abiti dà un senso  movimento ai corpi.

E fu proprio il Verrocchio ad escogitare il sistema per irrigidire il tessuto bagnandolo nell’argilla, affinchè conservasse la piega drappeggiata per poterla copiare  sia nel dipinto sia nella scultura.

L'unico dipinto, totalmente autografo, giunto ai giorni nostri di cui è praticamente certa l'attribuzione al Verrocchio è la Madonna e bambino con i santi che si trova nella Cattedrale di Pistoia.

Da questo momento in poi Andrea  Verrocchio si dedicò principalmente alla scultura.
Il Vasari, esagerato ammiratore della figura di Leonardo, insinua che abbandonò la pittura per non subire l’umiliazione del confronto con allievo.

In realtà è in questo periodo che il Verrocchio creò il suo David bronzeo: si ritiene che il maestro abbia usato proprio il bellissimo allievo  come modello. Se così fosse, dobbiamo ad Andrea l’unica immagine giovanile di Leonardo.

Andrea morì a Venezia nel 1488 mentre stava lavorando al monumento equestre per il condottiero Colleoni.

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