martedì 20 dicembre 2011

CURIOSITA' SUL PARTENONE



•    Il Partenone è composto da 13.400 pezzi di marmo pentelico tutti diversi tra loro. In tutto l'edificio non esistono 3 punti strutturali che insistono su di una stessa linea retta. Il Partenone e' interamente costituito da linee curve e tutte le strutture, cioè colonne e muri, presentano un'inclinazione verso l'interno. In particolare, l'inclinazione delle quattro colonne poste agli angoli dell'edificio è doppia rispetto alle altre, formando la base di un'enorme piramide.

•    Per la costruzione del Partenone venne utilizzato il  rapporto aureo 1,618

•    Quando la Grecia fu conquistata dall’impero ottomano, i turchi utilizzarono il tempio quale deposito di armi e munizioni. Nel 1687 durante l’assedio veneziano alla città di Atene, un colpo di mortaio sparato da una nave colpì il tempio che ne rimase praticamente distrutto.

•    Nel 1799 Lord Thomas Bruce Elgin, ambasciatore di Sua Maestà Britannica a Costantinopoli, ottenne dal sultano turco il permesso di asportare numerosi oggetti d’arte dalle rovine d’Atene, tra cui le sculture che furono trasferite a Londra ed esposte al British Museum. La restituzione delle decorazioni scultoree dall’Inghilterra alla Grecia, attuata in epoca recente, non si è ancora conclusa e la maggior parte delle spoglie che rimangono del Partenone vengono conservate in un museo sotterraneo, per preservarle dallo smog e dall’inquinamento.

•    I preziosi marmi comunque sono sparsi in tutta Europa (Inghilterra, Francia, Italia) mentre in Grecia, dove sono stati realizzati, ne sono rimasti pochissimi. Il museo di Palermo ne conserva un frammento che era posto sul lato est del Partenone e presenta sulla superficie dei tratti di vesti panneggiate e un piede. Adesso la Grecia è disposta a trattare con la Sicilia che in cambio riceverebbe un elmo etrusco, bottino di guerra dei greci di Siracusa quando sconfissero l'avanzata etrusca nella battaglia di Cuma nel 474 a.C.

•    Il Partenone guarda a Oriente. A Oriente è rivolta tutta la Grecia classica e in quella direzione si mosse la brama di conquista di Alessandro Magno. L'Occidente era  considerata  terra di barbari, dove il mondo finiva nell'abisso oltre le Colonne d'Ercole.

•    Il tempio del Partenone  fu trasformato in chiesa cristiana e poi in moschea.

Storia della costruzione del Partenone

Il tempio fu realizzato tra il 447 e il 438 sulle rovine del precedente tempio distrutto dai Persiani.
L’anno esatto in cui iniziarono i lavori di costruzione del Partenone sull'Acropoli, fu il 447 a.C, durante il governo di Pericle ed affidato alla direzione di Fidia. Con lo scultore, in qualità di architetti, collaborarono prima Callicrate e poi Ictino.                                           
Pericle, infatti, licenziò Callicrate dal posto di costruttore capo del Partenone e lo  sostituì con Ictino. Si pensa che a Pericle e ai suoi consiglieri artistici non piacesse il progetto iniziale di Callicrate considerandolo passato di moda, con l’eccessiva lunghezza rispetto alla larghezza.  Fidia consigliò un ampliamento della larghezza del tempio per offrire più spazio alla colossale statua di Atena, che lui certamente aveva già progettata per il santuario della dea.
Il nuovo progetto aumentò il volume del marmo occorrente per la costruzione e ciò comportò un  aumento dei costi, specie se s’includeva il valore delle lamine d’oro e dell’avorio scolpito necessari per una statua rituale alta 10 metri.  Pericle trovò una nuova fonte di entrate facendo pagare tributi.
Quando  Ictino prese il posto di Callicrate, la ricostruzione del tempio era quasi a metà, per  cui dovette smantellare alcune cose che non potevano essere recuperate nel nuovo progetto.
Tutte le quaranta colonne del colonnato esterno, insieme agli epistili già collocati al loro posto, dovettero essere atterrate, tamburo dopo tamburo (tutte le colonne del Partenone eccetto due d’angolo sono composte da undici tamburi).
Alcune cose vennero invece lasciate, come i gradini lungo il fianco meridionale che sono stati però nascosti sotto ad una nuova rampa di marmo.

Caratteristiche strutturali
Le linee orizzontali del Partenone, dal gradino più basso al cornicione, sono state disegnate secondo una curva verso l’alto, lievissima eppure rilevabile sia a occhio nudo sia con strumenti di misurazione. Questa linea parte da ciascuno dei quattro angoli della struttura e muove all’incirca in direzione del punto medio di ciascuno dei lati. La superficie superiore della piattaforma in muratura destinata a sostenere il tempio non era esattamente orizzontale, ma di poco più elevata a ovest e a sud, con l’angolo sudoccidentale come punto più alto.
Piuttosto che attribuire l’asimmetria delle curve a trascuratezza dell’architetto o dei suoi muratori, va considerato come una prova di abilità straordinaria il fatto che essi siano riusciti a tracciare delle curve quasi uniformi su fondamenta non perfettamente piane. Infatti stando ai moderni mezzi di rilevamento, sembrerebbe che la parte meridionale della piattaforma non fu rilivellata, ma si lasciò l’estremità occidentale un poco più alta dell’orientale. Infatti gli angoli nordorientale e sudorientale si trovano allo stesso livello, sebbene uno poggi sulla roccia e l’altro su ventidue strati di muratura.
Un’altra stranezza architettonica del Partenone, è l’inclinazione delle colonne verso l’interno. Invece di essere perfettamente a piombo, le colonne di tutt’e quattro i lati del tempio sono appunto inclinate molto leggermente verso l’interno.
Nessuno ha mai supposto che questa deviazione dall’asse verticale non fosse intenzionale; la si può infatti rilevare nella diagonale secondo cui è stata tagliata la faccia inferiore di ognuno dei tamburi inferiori delle colonne. Eccetto che negli elementi posti alla base e alla sommità di ciascuna colonna, le superfici superiore e inferiore di ciascun tamburo sono perfettamente parallele fra loro, con i piani che formano angoli retti rispetto all’asse del tamburo. A questa successione di tamburi continuamente più stretti di diametro venne impressa una inclinazione anch’essa continua, tagliando la superficie inferiore del tamburo di base con una leggera inclinazione; così l’intera colonna era costretta a inclinarsi verso l’interno.
Questi procedimenti comportarono tutti una precisione matematica che è quasi incredibile. Va comunque osservato che la precisione matematica fu raggiunta empiricamente, al momento dell’esecuzione, anziché con calcoli aritmetici o geometrici preventivi. I risultati conseguiti grazie a questi delicati aggiustamenti non furono sempre esatti, come si può dimostrare
confrontando la spaziatura delle colonne sullo stilobate con la lunghezza delle travi del loro epistilio all’altezza della trabeazione.
Un altro straordinario elemento del Partendone è la curvatura in senso verticale, estremamente delicata, nei profili dei fusti delle colonne e relativi capitelli. Chiunque osservi il Partenone non può fare a meno di notare che tutti i fusti delle colonne diventano più sottili a mano a mano che salgono.
Occorre però un occhio straordinariamente sensibile ed esperto per notare che il restringimento del fusto non procede lungo una linea perfettamente retta, bensì segue un lieve inarcamento verso l’esterno, che in nessun punto si discosta più di 1,7 centimetri dalla retta!
Infine, non va trascurato il fatto che la parte esterna delle pareti delle stanze del santuario è inclinata verso l’interno, per seguire l’analoga inclinazione delle vicine colonne, mentre la parte interna è perfettamente verticale, e le terminazioni dei suoi muri sono anch’esse inclinate, ma questa volta in fuori, verso la colonna del loro portico.

La lavorazione della pietra ai tempi del Partenone
Dall’esame di statue marmoree non finite ancora esistenti, si è appreso che quando dei blocchi di grandezza sufficiente erano stati estratti e ridotti alle giuste dimensioni complessive, lo scultore non intagliava separatamente le parti della figura, sino a raggiungere la forma definitiva; bensì rimuoveva a poco a poco tutto l’involucro in strati successivi sempre più sottili, lavorando intorno l’intera figura finchè non emergeva una forma articolata in tutte le sue parti, col materiale finemente ripulito. A questo punto venivano posti da parte gli attrezzi metallici e si otteneva una superficie liscia strofinandola con una pietra più dura e sabbia o polvere di smeriglio. In seguito, tutte le parti che nella realtà vivente sono colorate, e cioè i capelli, le pupille, le labbra, l’abito e altri accessori inanimati, venivano ricoperti dalle tinte più o meno esattamente, applicando della cera colorata nei pori del marmo, sicchè la superficie della pietra veniva colorata ma non ricoperta o modificata materialmente.
I muratori seguivano un procedimento identico. I singoli blocchi con cui doveva essere costruito un particolare venivano estratti dalle cave in dimensioni complessive adeguate, e trasportati al luogo della costruzione sopra pesanti carri trainati da coppie di buoi. Lì i blocchi erano ridotti alla forma semifinita mediante l’eliminazione della pietra superflua in strati successivi.
 I pezzi più piccoli, destinati ad essere posti al di sopra dei muri e degli epistili e cioè i blocchi per i triglifi e il cornicione, le cornici e i cassettoni per il soffitto del colonnato esterno, le tegole di marmo per il tetto, con le loro ante fisse terminali , venivano tutti lavorati e rifiniti prima di essere sistemati in alto.
Invece ai tamburi delle colonne veniva lasciato un pesante rivestimento di pietra, per potervi intagliare le scanalature a lama di coltello che correvano sull’intera colonna. Anche i blocchi per i gradini e i muri venivano lasciati in uno strato protettivo spesso quasi un centimetro. Soltanto quando la costruzione era stata completata e non c’era più il rischio di danni provocati dallo spostamento e dalla sistemazione dei pesanti blocchi di marmo, i gradini e i muri ricevevano la forma definitva e si levigavano le superfici esposte.
Da ultimo, dopo che le colonne erano state scanalate ed erano stati intagliati i profili delle modanature, veniva dato il colore a tutti i dettagli sussidiari, con cera a tinte brillanti, seguendo lo stesso metodo impiegato per colorare le sculture. Le giunture, meravigliosamente precise, che davano ai muri e alle colonne, pur costruiti con pezzi separati, l’aspetto di un unico blocco di pietra massiccia, forse erano state suggerite, o almeno influenzate, dall’accorgimento con cui gli scultori facevano della testa, del torso e degli arti delle statue un tutto organico.

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