martedì 20 dicembre 2011

GIORGIO VASARI

Giorgio Vasari nasce ad Arezzo il 30 luglio 1511. Pittore, disegnatore e architetto, più che per la sua produzione artistica Vasari viene ricordato come  storico dell’arte per aver raccolto e descritto con grande cura le biografie degli artisti del suo tempo.  E’considerato artista MANIERISTA anche se va ricordato che il termine Manierismo è stato nel tempo interpretato in modi differenti, al punto che poteva avere un significato di “imitazione” intendendo il manierista l’artista che ripropone cose già viste copiandole da altre opere. Il Vasari per Manierismo intende uno stile, una tendenza. Un’opera manieristica pertanto ricerca la grazia, il virtuosismo, la difficoltà, ma anche la LICENZA dalla regola, ossia la libertà di allontanarsi dalla regola con eccentricità, bizzarria, inventando cose nuove.
Inizia il suo percorso artistico tra Arezzo e Firenze, lavorando nelle botteghe di artisti famosi come Andrea del Sarto e di Raffaello da Brescia e frequentando artisti come  Rosso Fiorentino o Francesco Salviati . E’ proprio con il  Salviati che parte per Roma per studiare i grandi testi figurativi.
I suoi interessi mutano con le amicizie romane, ampliandosi fino ad abbracciare, oltre alla pittura, anche la scultura, l’architettura e la letteratura.
Giorgio Vasari viaggia molto tra Roma, Firenze, Arezzo e Venezia, dipingendo svariate opere;  la sua produzione di pale di altare si fa sempre più intensa e inoltre va sempre più definendosi il suo linguaggio figurativo.
Più volte viene chiamato a Roma dal Papa: sono sue le decorazioni di una cappella a San Pietro in Montorio e ben tre cappelle in Vaticano, che pare abbia eseguito in soli otto mesi: la Cappella di San Michele, San Pietro Martire e Santo Stefano. E' in questo periodo romano che conosce Michelangelo, il quale gli consiglia "lo studio delle cose di architettura".
Ad Arezzo, sua città natale, progetta il coro del Duomo e si dedica alla decorazione della propria abitazione che ancora oggi è un museo a lui dedicato.
Su invito del duca Cosimo I de' Medici, che lo assume stabilmente al suo servizio, si trasferisce con la famiglia a Firenze.
Gli vengono affidati  i lavori di ristrutturazione e di decorazione di Palazzo Vecchio, dove dipinge i grandiosi affreschi del Salone dei Cinquecento; gli viene affidato l'incarico di progettare la fabbrica del Palazzo degli Uffizi e del cosiddetto Corridoio Vasariano, che congiunge gli Uffizi a Palazzo Vecchio attraverso l'antico Ponte Vecchio.
Infine gli viene affidato l'incarico di affrescare la volta della cupola Brunelleschiana di Santa Maria del Fiore, con un Giudizio Universale.
Giorgio Vasari muore a Firenze il 27 giugno 1574,  nello stesso anno del suo mecenate Cosimo I dè Medici.

IL DISEGNO

Spetta proprio all’artista aretino aver definito il disegno “padre delle arti” e per merito suo, nel 1562 sorse a Firenze l’Accademia delle Arti del Disegno, una vera e propria scuola in cui gli artisti potevano apprendere tecniche e metodi e dove potevano fare esercizio. D’altra parte è nel cinquecento che il disegno assume un ruolo autonomo; esso infatti non è più solo finalizzato alla realizzazione di un dipinto e quand’anche lo fosse, l’elevato grado di finitura che lo caratterizza ne fa comunque un’opera autonoma e compiuta.

Il Vasari stesso, che frequentò l’accademia di disegno di Baccio Bandinelli,  fu ottimo disegnatore e ricercò avidamente i disegni altrui che raccolse nel Libro dei disegni.
Il tondo con Il carro di Amore che si allontana da Titone, preparatorio per l’apparato di una rappresentazione scenica, rivela l’estro decorativo dell’artista.
Un suo studio di Cavallo abbattuto, ora a Monaco di Baviera, finitissimo, dalla decisa linea di contorno appena sfumata e con gradazioni di chiari e di scuri per definire le masse muscolari, mostra , invece, un’esecuzione effettuata con mano leggera e condotta con tecnica  esperta. Per queste ragioni il disegno, non più un bozzetto, può essere considerato definitivo, in quanto le corrispondenze di positura e di rapporti chiaroscurali sono elevate se ne osserviamo la traduzione pittorica nel grande affresco de “I Fiorentini sconfiggono i Pisani alla Torre di San Vincenzo”, che il Vasari realizzò nel salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio.

LA PITTURA
Il Salone dei Cinquecento
A proposito di questo grande affresco, intitolato “I Fiorentini sconfiggono i Pisani alla Torre di San Vincenzo”, assieme a quelli che lo affiancano e  lo fronteggiano, c’è da dire che rientrano in un programma preciso ideato dal Vasari per celebrare le glorie medicee e ha pertanto un carattere celebrativo.  Lo stile è decisamente michelangiolesco, come mostrano i colori ed i grandi corpi muscolosi dei combattenti, ma il tema non era particolarmente sentito dall’artista, perciò l’affresco fu soltanto il pretesto per un suo sfoggio di bravura. La prima impressione del dipinto che cattura subito l'occhio dell'osservatore è l'infittimento dei personaggi e degli oggetti dipinti: le figure si affollano, le immagini tra di loro si confondono.
Il Giudizio Universale
Nel 1568 Vasari venne chiamato ad affrescare la cupola di Santa Maria del Fiore che il Brunelleschi avrebbe voluto MOSAICATA. Il Vasari lavorò per due anni a questo ciclo pittorico, che è stato recentemente restaurato nel 1995, considerato il più grande della cristianità.
Venne aiutato da un gruppo di collaboratori, fra questi il bolognese Lorenzo Sabatini, che alla morte di Vasari continuò  i lavori e Federico Zùccari che li concluse, lavorando a secco.
L’erudito Don Vincenzo Borghini, aveva invece il compito di accertarsi che la storia dipinta concordasse con i nuovi dogmi fissati dal Concilio di Trento.
Infatti il Giudizio Universale non viene più inteso come momento di dubbio e di conquista faticosa della salvezza, com’era stato per Michelangelo, anche se al noto affresco del Buonarroti si ispirano i primi disegni del Vasari, bocciati dal Borghini. L’affresco vasariano mescola storie dell’antico e del nuovo testamento a visioni dell’apocalisse di Giovanni e addirittura a folgorazioni dantesche. 
Scandito da fasce concentriche dipanatisi sulla superficie delle otto grandiose vele, la figurazione è conclusa, al di sotto del vano della lanterna, da una porzione di architettura in prospettiva (realizzata dal sabatini)che finge otto aperture trabeate poggianti su una cornice a sua volta sorretta da angeli in volo, dalle aperture si affacciano o si protendono i VEGLIARDI della Apocalisse.
Nonostante la volontà di creare un appoggio visivo per la lanterna, la prospettiva architettonica non fa che schiacciare la cupola, con l’effetto di ridurne illusionisticamente il sesto,  non rendendo quindi giustizia alla struttura brunelleschiana.
La pittura vasariana, condotta a “BUON FRESCO”, e perfettamente conservatasi, non tiene conto della distanza dalla quale il grande ciclo pittorico avrebbe dovuto essere guardato e si presenta pertanto ricca di particolari. Capelli, mani, occhi, vesti, hanno la stessa qualità grafica e pittorica dei dipinti di piccole dimensioni. I colori sono cangianti, ricchi della varietà e depositati sull’intonaco fresco con attenzione e maestria.
Tali caratteri tuttavia si colgono più nel particolare personaggio o nel gruppo limitato che non nell’intero complesso.


La casa di Giorgio Vasari ad Arezzo
Essa rappresenta un rarissimo esempio di dimora progettata e decorata dall’artista stesso, con affreschi, pitture su soffitti lignei e opere della collezione privata. La casa si caratterizza già per l’organizzazione interna, completamente differente rispetto alle dimore del tempo, nelle quali il primo piano era riservato alla servitù e il secondo ai nobili. Vasari, forse ispirato dallo stile delle dimore veneziane da lui visitate, forse per il desiderio di garantirsi un più agevole accesso agli amati orti, che al tempo circondavano la casa, si riservò invece il primo piano. Pareti e soffitti vennero interamente affrescati con tematiche legate all’arte tramite miti e leggende, rivelando  la cultura classica dell’artista.
Al centro del magnifico soffitto a cassettoni della Sala del Camino si trova una grande tavola ottagonale dove sono raffigurate la Virtù alata, armata di bastone, che tiene l’Invidia sotto i piedi e la Fortuna per i capelli (perché la fortuna quando passa va afferrata, in ogni modo); è lo stesso Vasari a far notare come, osservando la tavola da vari punti della Sala, la figura che domina e sottomette le altre due è una volta una, una volta un’altra “… così come si vede che avviene spesse volte veramente”.

L’OPERA LETTERARIA
Le Vite
Il Vasari fu reso famoso dal trattato Vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri, scritto in due diverse edizioni (1550, 1568) e preceduto da un'introduzione di natura tecnica e storico-critica sulle tre arti maggiori (architettura, scultura e pittura). Un proemio introduce ognuna delle tre parti.
E’ necessario notare che le “Vite” coincisero con il servizio del Vasari alla corte di Cosimo dè Medici e che l’artista aretino tende evidentemente a glorificare il casato mediceo, facendo una sorta di propaganda. Vasari attribuisce grandi meriti agli artisti fiorentini e toscani in genere, ignorando altri grandi artisti di altra provenienza. Sua convinzione è che l’arte, morta durante il Medioevo, fosse risorta grazie a Cimabue e migliorata da Giotto, Masaccio, Brunelleschi, Leonardo, Michelangelo. Si può comunque dire che Vasari con quest'opera è stato l'iniziatore della critica artistica e molti artisti toscani devono la loro celebrità internazionale all'opera di valorizzazione e divulgazione da lui iniziata.
La prima edizione, chiamata TORRENTINIANA perchè pubblicata a Firenze dall'editore ducale Lorenzo Torrentino nel 1550 e dedicata al granduca Cosimo I de' Medici, includeva un prezioso trattato sui metodi tecnici impiegati nelle varie arti. Fu in parte riscritto e arricchito nel 1568, con l'aggiunta di xilografie di ritratti degli artisti, taluni ipotetici. La prima edizione si presentava più corposa e più artistica della seconda edizione, chiamata GIUNTINA, perchè stampata dagli editori Giunti di Firenze, considerati i più importanti in Europa a quei tempi. Quest'ultima edizione, con l'aggiunta di integrazioni e di correzioni, risulta più piatta, ma è anche quella che ha riscosso più successo e diffusione, con le sue 18 edizioni italiane ed 8 traduzioni straniere, a fronte di una sola edizione dell'opera originaria.
Come primo storico dell'arte italiana iniziò il genere, tuttora in voga, dell'enciclopedia di biografie artistiche.
L’opera “le vite…” del Vasari, è divisa in tre parti corrispondenti a tre età, tre secoli XIV, XV, e XVI, nello svolgimento delle quali l’autore vedeva un continuo progresso delle arti: partendo da Cimabue, il vertice più alto coincideva con Michelangelo. Dopo di lui il Vasari vedeva un sicuro declino.
Ad ogni età corrisponde una maniera, cioè uno stile, un modo specifico con cui l’arte si manifesta.
Nel ribadire che scopo dell’arte è l’imitazione della natura, cioè il concetto di MIMESI, il Vasari afferma che alla terza età corrisponde la terza maniera che è quella della perfezione delle arti. Detta maniera, chiamata anche moderna, coincide con Leonardo da Vinci, che mostrò i limiti degli artisti che lo precedettero, superandoli. I protagonisti secondo il Vasari della maniera moderna sono Leonardo,  Bramante, Raffaello e Michelangelo.

L’ARCHITETTURA DI GIORGIO VASARI
Palazzo degli Uffizi
Nel 1560 vasari incominciò la costruzione degli Uffizi fra Palazzo Vecchio e L’Arno.
L’edificio avrebbe dovuto essere la sede unica di tutti gli uffici amministrativi e giudiziari del Ducato nonché degli archivi di Stato, mentre un intero pano avrebbe dovuto accogliere le collezioni artistiche medicee.
Per poter far spazio a questo nuovo edificio nel cuore storico di Firenze, città già densamente popolata, furono espropriate ed abbattute numerose casette senza che il Duca Cosimo si preoccupasse di indennizzare i proprietari!!
Il palazzo si compone di due corpi di fabbrica paralleli e di uno più piccolo, ad essi perpendicolare, racchiudenti una piazza stretta e lunga. Per CORPO DI FABBRICA si intende un edificio formato da più elementi  riconoscibili.
Nella porzione inferiore del lato breve, una  SERLIANA, che è un motivo architettonico a tre aperture di cui le laterali sono trabeate e la centrale sormontata da un arco a tutto sesto, si apre scenograficamente sul fiume. Per chi la guardi dalla sponda opposta (Oltràrno) essa costituisce anche l’unico varco nel compatto tessuto urbano, attraverso cui, guidati dai due corpi paralleli dell’edificio, lo sguardo si spinge fino a Palazzo Vecchio e a Piazza della Signoria.
L’edificio, costruito in resistente pietra di fossato, è intonacato nelle parti non in AGGETTO (cioè sporgente) ed è composto da un piano terreno porticato, da un mezzanino e da due piani superiori. Originariamente quello più elevato costituiva un loggiato che fu chiuso in un secondo memento.
L’edificio è modulare ed è costituito da blocchi fra loro divisi da paraste racchiudenti lo spazio occupato da tre aperture e, quando l’ultimo piano era un loggiato, si presentava meno monotono di quanto non possa apparire adesso. Via via che prendeva forma, l’intervento si qualificava sempre più come vera e propriea operazione di carattere urbano.
Corridoio Vasariano
Nel 1565 gli Uffizi vennero congiunti con Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti tramite due distinti passaggi coperti. Il secondo di questi passaggi, il Corridoio Vasariano, si snoda per il Lungarno Archibugieri, valica l’Arno sul Ponte Vecchio, costeggia Via Guicciardini passando sopra il portico della Chiesa di Santa Felicita e perviene al Palazzo Pitti.
La storia di questo passaggio merita che ci si soffermi a raccontarla.
Il ponte vecchio oggi ospita le botteghe artigiane. Un tempo le botteghe erano tutte di macellai e i Medici, costretti a passare dal ponte per raggiungere i loro palazzi, nauseati dall’odore delle carni macellate, imposero la sostituzione dei macellai con gli orafi.
Il corridoio Vasariano venne costruito per evitare al duca Cosimo di scendere in strada per raggiungere i palazzi del potere e di essere così vittima di aggressioni. Giorgio Vasari impiegò cinque mesi per portare a conclusione l'opera. Ci avrebbe impiegato molto meno se la famiglia dè Vannelli, proprietaria della torre e del piano che stanno all’inizio del ponte, non avesse ostacolato i lavori. Per questo motivo il corridoio Vasariano presenta un percorso curiosamente deviante, ossia girante intorno alla torre, mentre nel progetto originale doveva attraversare il piano della famiglia dè Vannelli.
Ma il corridoio presenta un’altra curiosità. La parte che percorre il ponte vecchio è conosciuta anche come corridoio degli Autoritratti, perché alle pareti sono esposti antichi quadri di famosi artisti. Le pareti però, in prossimità della terrazza centrale del ponte, proprio sopra il piccolo loggiato, sono interrotte da un gruppo di alte finestre. Nei disegni del Vasari queste finestre non erano state previste: furono infatti realizzate in epoca moderna. A volerle fu Mussolini, per stupire  Hitler in occasione di una sua visita fiorentina, offrendogli una vista impareggiabile sulla città.  Sta di fatto che anni dopo Hitler ordinò che il Ponte Vecchio venisse risparmiato dai nazisti, che, prima di ritirarsi da Firenze, la distrussero.

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